Spesso il mio cervello è attraversato da mille idee e pensieri, anche di notte, che si attorcigliano tra di loro come un gomitolo e io devo trovare il classico bandolo della matassa.
La prima domenica di novembre, mentre mi accingevo ad aiutare mio marito a preparare la serra per la semina dell'aglio, ho avuto l'illuminazione, ho trovato il bandolo!
Un attimo di pazienza e te lo spiego...
Quando lavoro con mio marito, lui di solito prende il primo attrezzo che gli serve, poi manda me a prendere man mano gli altri necessari e io mi arrabbio perché devo sempre correre.
L'altra domenica mi sono ritrovata a chiedergli di fare mente locale e dirmi cosa gli servisse, così ho potuto caricare sulla carriola il forcone, la pala, il rastrello e la scopa di ferro, e mentre lo facevo ho capito!
Da quando collaboro con Paroladordine (un grazie ad Alessandra!) ho avuto una mutazione: prima di iniziare un lavoro, che sia di routine come le pulizie di casa o preparare la cena o lavorare in giardino, oppure una cosa che faccio ogni tanto come preparare una torta, nel mio cervello si formula una domanda: cosa mi serve per fare questa cosa? Di cosa ho bisogno? E mentalmente visualizzo tutti gli attrezzi necessari allo scopo.
Se il lavoro è più complesso faccio una lista su un foglietto che appiccico all'agenda oppure scrivo un appunto sul calendario del telefono con relativo allarme.
In questo modo, quando inizio materialmente a lavorare, ho tutto il necessario a disposizione, perdo meno tempo e mi godo di più quello che sto facendo.
Questa nuova organizzazione mentale mi sta aiutando moltissimo nel lavoro che ho iniziato da poco.
Sto collaborando con l'Acea Pinerolese, un'azienda che si occupa della raccolta e della gestione dei rifiuti del territorio e, nello specifico dove lavoro io, trasforma i rifiuti organici in gas metano e compost.
Uno dei miei compiti è studiare la resa di due macchinari; per fare questo, due giorni la settimana devo prelevare, a intervalli di un'ora, dei campioni di materiale che il laboratorio interno esamina, e poi devo analizzare i dati.
Prima di iniziare i campionamenti mi sono chiesta di cosa avevo bisogno e mi sono organizzata di conseguenza.
Mi sono fatta uno schema della sequenza in cui prelevare i campioni e ho riportato i codici di questi che il laboratorio mi ha fornito.
La sera prima dei prelievi, preparo i barattoli dove metterò i campioni apponendo le etichette con tutte le informazioni necessarie e li dispongo in ordine di riempimento.
In questo modo, al mattino, quando arrivo al lavoro, devo solo preoccuparmi di indossare i cosiddetti DPI, cioè dispositivi di protezione individuale. Nel mio caso consistono in tuta in Tyvek (hai presente quelle tute bianche che si vedono addosso ai poliziotti della scientifica nelle serie televisive? I miei colleghi però dicono che assomiglio a un Teletubbies, quindi temo che non mi doni quanto credevo) che serve a proteggere i vestiti, poi le scarpe antinfortunistica, il giubbotto giallo con le bande catarifrangenti in maniera da essere visibile, e infine i guanti.
Anche per i lavori in giardino è necessario soffermarsi a pensare a cosa indossare come protezione. Prima di tutto i guanti, le mani in questo caso sono le parti del corpo più esposte. Se fai un lavoro impegnativo come zappare o tagliare l'erba, sono indispensabili calzature pesanti, nell'ultimo caso è meglio indossare anche una maschera per proteggere il viso. Inoltre, quando si lavora insieme ad altre persone, è bene muoversi senza intralciarsi a vicenda.
Una volta che ti sei vestita adeguatamente pensa agli attrezzi che ti servono in modo da avere tutto il necessario a portata di mano.
Ti lascio con una massima di mia nonna
Cristina
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