Oggi vuol parlarci del reimpiego.
Reimpiego è una bellissima parola e significa, con molta semplicità, nuovo impiego di qualcosa.
Quando gli archeologi scoprono un reimpiego, si sentono fortunati. Perché in un lontano passato alcune persone, che stavano costruendo un edificio, hanno riutilizzato delle parti di edifici ancora più antichi e non più in uso: se non le avessero reimpiegate, gli archeologi avrebbero perso delle informazioni preziose.
In poche parole, il reimpiego è il riutilizzo di materiale antico non più in uso in costruzioni più recenti.
Quando sentiamo il desiderio di alleggerirci, iniziamo a scegliere gli oggetti che vogliamo tenere e le cianfrusaglie da eliminare.
Ci sono oggetti che amiamo moltissimo e vogliamo averli sott'occhio. Ci sono oggetti utili che usiamo sempre/spesso e vogliamo averli a portata di mano. Ci sono oggetti, poi, che potrebbero piacerci e tornarci utili in qualche modo: reimpieghiamoli!
Alcuni esempi di reimpiego a casa nostra? Puoi vederli anche su Instagram:
- tre vasetti rosa: per anni giacevano in dispensa dimenticati, poi li ho reimpiegati come porta incensi (angolo dei profumi in soggiorno)
- un barattolo di vetro: non più in uso da tempo, ora l'ho reimpiegato come porta candeline (angolo dei profumi in soggiorno)
- fornelletto da fonduta: mai usato, adesso è reimpiegato come diffusore d'aromi (angolo dei profumi in soggiorno)
- contenitore: ex contenitore di alimenti, poi reimpiegato come postazione caricabatterie (centrale di comando nello studio)
- soprammobili a forma di animali e di casette: da ciapa puer (= attira-polvere) reimpiegati come fermalibri (libreria)
Potrei andare avanti all'infinito. Perché quando reimpiego un oggetto, che mi piace ancora e potrebbe essere utile in altri usi, mi sento molto furba e molto contenta. Già!
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