La prima volta che ho sentito questa parola, la mia amica Audrey mi raccontava di farne parte. Se non la conoscessi avrei pensato che faceva parte di qualche gruppo strano, ma no, Audrey è una donna concreta che si fa prendere solo delle cause belle e giuste. Così ho voluto approfondire il famoso Retake.
Il Retake secondo la loro pagina web è un un modo di vivere ideato da Rebecca Sptizmiller e Paola Carra nel 2009 che prevede una partecipazione attiva della cittadinanza in tutte quelle iniziative dedicate alla cura e alla valorizzazione del bene pubblico nonché alla creazione di una marcata coscienza civica attraverso progetti per alunni delle scuole elementari, medie e superiori. E non solo promuovono la vera arte di strada (purché legale) sia negli spazi pubblici che privati, perché l'arte è la medicina contro il degrado. Allora comincia a piacere anche a me, così ogni tanto quando guardo famiglie complete che vestono una pettorina blu, mi viene da sorridere e da pensare che c'è una via di scampo al degrado.
La nostra cara Teorie delle finestre rotte, te la ricordi? L'idea di non lasciare che il degrado prenda possesso della nostra vita, dei posti comuni, dei nostri palazzi, delle bellissime città italiane. Penso soprattutto all'effetto che devono avere sulle famiglie retakers queste mattine passate insieme a pulire un centimetro alla volta, a come per i bambini questi muri puliti diventano i loro muri, anche se di tutti, e la prossima volta invece di fare un danno se ne prenderanno cura.
Lo so, noi in Paroladordine ci occupiamo di organizzazione, non delle pulizie, però... se fossimo in grado di fare lo stesso in casa e ci occupassimo dei posti comuni? O se con l’aiuto dell'interessato facessimo insieme? Invece di soffrirne ogni volta: "Dove lo hai messo?" "Qual è il nuovo posto?" "Non trovo mai niente..." e finito l’incantesimo tutto il lavoro fatto un'altra volta diventa caos.
Magari solo così riusciremo a fare in modo che il nostro lavoro in casa sia rispettato e duraturo nel tempo, efficace e in grado di rispecchiare i veri bisogni di chi vive con noi. Non serve a nulla una casa organizzatissima che per funzionare ha bisogno di noi, di una mappa del tesoro e di buona fortuna per trovare le cose: l'idea è semplificare, non fare le guardiane dell'ordine.
Così un giorno mi sono iscritta pure io a un gruppo di Retake nella mia zona, e nella discussione una ragazza si lamentava che i graffiti avevano di nuovo coperto il muro appena pulito; una persona con più esperienza le ha risposto: “Prima o poi finiranno i soldi per le bombolette e noi saremo lì a dare un'ultima mano”. Seguirono applausi e ovazioni. Il mondo che vorrei: più retakers, più persone che si prendono cura dei beni propri e di tutti. E la casa che vorrei? Uguale! Una casa dove le persone si prendono cura del lavoro fatto da tutti.
Se vuoi sapere di più su questo movimento vai sul loro sito, sono già in tante città e come dicono loro: È un fenomeno rivoluzionario, nato spontaneamente dalla volontà di chi ama la nostra città e da chi quindi vuole curarla. Sta svegliando la sensibilità delle persone di ogni età e provenienza. Sta migliorando la faccia della città, e dell’intera penisola. Ci sta ridando la nostra dignità.
Un post che mi ha aperto un mondo, fatto riflettere e vedere Roma, la mia città, sottonuna luce diversa! Re-take... una parola facile, che suona anche bene!
RispondiEliminaClaudia, si dovremo amare di più questa bellissima città.
EliminaComplimenti Mayda per i legami che hai creato nel tuo testo ma anche con la città. Conosco Re-take perché c'è un gruppo attivo anche nel mio Municipio. Sono molto d''accordo anche con l'idea di coinvolgere tutta la famiglia nel definire ed organizzare gli spazi della casa. La condivisione crea sempre sviluppi positivi e quindi va potenziata, sempre.
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