Nonostante ciò, rientro al lavoro (quella cosa di otto ore al giorno per cinque giorni a settimana: glab) più stanca di prima.
Ma anche piena di buoni propositi, tra cui riprendere il giusto ritmo, cancellare voci dalle liste di cose da fare e impegnarmi. La pausa è finita, si ricomincia: op-op-op!
Però non ne ho voglia.
Punto della situazione
Ho raggiunto il livello di troppo pieno: basta un "no" non detto, un paio di problemi di salute sconosciuti o trascurati e all'improvviso l'agenda scoppia, scoppia la testa e tutto si complica. Lascio sempre ampi margini agli imprevisti, ma a questo livello l'emergenza è tale da non lasciare più spazio a nulla. Saltano le abitudini, salta la capacità di prendere decisioni, salta la pazienza: ohibò.Nuovo piano d'attacco
Voglio iniziare la seconda parte dell'anno col piede giusto, per darmi il buon esempio: prima penso a me, poi al resto. Pensare a me significa: musica, divertimento, incontri con amici, cene in famiglia, giri in moto, chiacchiere e pensieri liberi.Significa anche inaugurare una nuova sezione dell'agenda, dedicata alla cura del corpo e della mente: per ora c'è il programma di camminate mattutine (sono alla seconda settimana!).
Ognuno ha i suoi ritmi, i miei hanno bisogno di rallentare.
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