martedì 11 luglio 2017

Tempo lasco all'orizzonte

Ho preso una pausa lunga un mese: due settimane di vacanza e due per un progetto di lavoro.
Nonostante ciò, rientro al lavoro (quella cosa di otto ore al giorno per cinque giorni a settimana: glab) più stanca di prima.
Ma anche piena di buoni propositi, tra cui riprendere il giusto ritmo, cancellare voci dalle liste di cose da fare e impegnarmi. La pausa è finita, si ricomincia: op-op-op!

Però non ne ho voglia.

Punto della situazione

Ho raggiunto il livello di troppo pieno: basta un "no" non detto, un paio di problemi di salute sconosciuti o trascurati e all'improvviso l'agenda scoppia, scoppia la testa e tutto si complica. Lascio sempre ampi margini agli imprevisti, ma a questo livello l'emergenza è tale da non lasciare più spazio a nulla. Saltano le abitudini, salta la capacità di prendere decisioni, salta la pazienza: ohibò.

Nuovo piano d'attacco

Voglio iniziare la seconda parte dell'anno col piede giusto, per darmi il buon esempio: prima penso a me, poi al resto. Pensare a me significa: musica, divertimento, incontri con amici, cene in famiglia, giri in moto, chiacchiere e pensieri liberi.
Significa anche inaugurare una nuova sezione dell'agenda, dedicata alla cura del corpo e della mente: per ora c'è il programma di camminate mattutine (sono alla seconda settimana!).

paroladordine-tempo-agenda

Intanto medito: e se l'anno prossimo mi regalassi una vera pausa estiva di due mesi? Senza impegni di lavoro, con priorità massima al riposo, agli affetti, alla creatività. Conosco chi lo fa, ed è la persona più produttiva incontrata finora.

Ognuno ha i suoi ritmi, i miei hanno bisogno di rallentare.

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