Sono un’osservatrice, mi piace osservare i comportamenti delle persone e capirne le cause. Mi aiuta a conoscermi meglio e a immedesimarmi negli altri. Da quando mi occupo di organizzazione personale non riesco a fare a meno di osservare con attenzione come si comporta la gente nei confronti del tempo, come lo usa, come lo apostrofa, che cosa ne fa.
C’è chi non riesce a concentrarsi su quel che fa perché i pensieri, le sensazioni, i desideri e le emozioni la distraggono. Pensa già a quel che vuole fare dopo e perde interesse per quel che sta facendo adesso. Non sopporta il clima di queste giornate e tutto va storto. Desidera essere a casa davanti al camino e non vede l’ora del fine settimana. Ha litigato con una persona cara e ancora si sente scombussolata. Vive nel passato, nel futuro o nell’iperuranio e dimentica il presente.
C’è chi non riesce a concentrarsi su quel che fa perché i colleghi e i familiari la interrompono. Succede spesso e (mal)volentieri a chi condivide l’ufficio e ancor di più a chi lavora da casa. Vuole davvero finire quel compito ma i colleghi chiedono consigli, pareri, propongono un caffè, quattro chiacchiere, consegnano compiti urgenti di cui occuparsi subito. Desidera ardentemente dedicarsi a quell’attività ma le domande (in altre occasioni innocue) dei familiari glielo impediscono: “Solo una cosa… Oh, scusa! Stai lavorando?”. Un continuo singhiozzo temporale.
C’è chi si concentra al massimo in quel che fa per passione. Lavora assorta per ore intere senza mai interrompersi né alzare lo sguardo da quel che fa. A pranzo mangia un panino in fretta e furia, e non si accorge di che colore è il cielo fuori dalla finestra. Vive profondamente il presente, ma solo un aspetto.
C’è chi si concentra al massimo in quel che fa per paura di non farcela. Continua a lavorare finché non raggiunge il traguardo che si è imposta, nonostante la stanchezza, gli strapazzi e l’ansia che aumenta a ogni ora. Inizia al mattino e finisce la sera, spesso senza aver finito davvero e con un carico di sensazioni spiacevoli sulle spalle. In bilico tra “oggi” e “domani”, tra “adesso” e “dopo”, senza riposo.
Se ti riconosci in una di queste persone, ricordati che in ogni caso il cervello si stanca e il tuo lavoro (e la tua energia personale) ne risente. L’ho consigliato mille e una volta: rallenta il ritmo, fermati ogni tanto, smetti di fare e inizia a non fare. Anche solo per pochi minuti, ma concediti una, due, tutte le pause necessarie.
Usale per rigenerarti: esci dall’ufficio per prendere la tua rivista preferita dal giornalaio in fondo alla strada (10’), spalanca la finestra o esci sul balcone e osserva quel che accade davanti e sotto di te (5’ o 10’), prepara una tazza di tè, qualche biscotto e il libro che stai leggendo per uno spuntino riposante (15’). Fa’ qualcosa di piacevole e che non coinvolga gli strumenti di lavoro.
Ti lascio qualche consiglio per goderti davvero le pause:
- dividi la tua giornata in sessioni di lavoro e decidi quanto tempo dedicare a ciascuna attività; può essere un lasso di tempo di quindici minuti, venticinque oppure cinquanta – dipende dall’attività che stai svolgendo e da quanto è allenata la tua attenzione;
- programma le pause secondo il ritmo delle tue giornate, almeno una breve ogni ora, due medie al giorno (a metà mattina e metà pomeriggio), una lunga a pranzo:
- dedicati a qualcosa che ami, ti diverte e ti fa stare bene, perciò stacca del tutto dall’attività che stai svolgendo, senza sensi di colpa, per l'intera durata della tua pausa;
- vivi intensamente le tue pause e ripeti ogni giorno finché diventa una sana abitudine a cui non poter rinunciare.
Le pause sono tanto importanti quanto le attività: vivile fino in fondo con intenzione, non perché devi ma perché vuoi.
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