A casa mia il regno dell'agenda è la scrivania.
Tre anni fa ho acquistato un'agenda organise (o organizzatore per carta) di Filofax: in similpelle nera, dalle linee semplici e pulite, con doppio portapenna, due tasche per un quaderno e un taccuino. L'ho scelta in formato A5 perché ho bisogno di spazio per scrivere tutto-tutto (appuntamenti, cose da fare, progetti, verifiche) e non la porto mai fuori casa.
Rimane sempre sulla mia scrivania, aperta sulla pagina del giorno (tranne la domenica).
Se mi segui già da un po', sai che per anni ho lavorato sul tavolo da pranzo dello studio: un tavolo grande e delicato, centenario e restaurato dall'ebanista di famiglia, il padre di mia nonna. Talmente grande da invitarmi a sparpagliare su ogni centimetro del suo piano libri, penne, quaderni, taccuini e, ohibò, inevitabili cianfrusaglie.
Se mi segui già da un po', sai anche che ho un rapporto di amore-odio con il mio studio: non ha una porta per isolarlo dagli altri ambienti (anzi, non ha un'intera parete!), si trova nell'angolo più buio di tutta la casa, è sia il mio studio sia la sala da pranzo per le belle occasioni.
Soprattutto non sono soddisfatta del suo arredamento: vorrei una libreria su misura che l'avvolga tutto e una parete di vetro che lo separi dal resto di casa. Per ora, però, lo tengo così e cerco di trarne il meglio che posso.
Un passo avanti l'ho fatto: ho smesso di lavorare sul tavolo della nonna perché adesso ho una vera scrivania. Anzi, una libro-scrivania, cioè ricavata all'interno della libreria. Come sempre, io l'ho progettata e mio marito l'ha realizzata, risolvendo problemi tecnici e trasformando le mie idee in realtà.
La libreria è una vecchia Expedit di Ikea con vano tivù: solo gli spazi sotto sono chiusi (c'è una fila di doppi cassetti) e tutto il resto era aperto. Adesso c'è un piano a ribalta che copre la parte inferiore del vano tivù (dove teniamo la stampante e il modem) e, quando si alza, diventa la mia scrivania.
La libro-scrivania è larga più di un metro, profonda più di settanta centimetri e ha posto per tutto quello che mi serve, lasciando poco spazio alla mia indole disordinata. Per scongiurarne ogni agguato, ora mi tocca solo organizzarla.
Innanzitutto ho seguito la regola del bersaglio. L'ho descritta in un articolo per APOI e te la riassumo brevemente: serve per organizzare la scrivania e gli spazi circostanti secondo la prossimità e la frequenza d'uso degli oggetti.
In pratica, distingue quattro aree:
- davanti agli occhi si tengono gli strumenti indispensabili per lavorare;
- a portata di mano gli oggetti che servono sempre;
- allungando le braccia ciò che si usa di meno;
- alzandosi dalla scrivania gli strumenti che si utilizzano poco.
Voglio sfoltire un po' di libri per far posto ai testi di organizzazione personale e di uso del tempo: alcuni andranno nell'altra libreria (urge riorganizzazione!) e altri al Libraccio.
E se i cassetti-archivio funzionano bene, li voglio aggiungere anche all'altra libreria, per raccogliere tutto ciò che mi serve per l'altro mio lavoro.
Così, con il piano a ribalta abbassato a nascondere modem e stampante, e gli strumenti da lavoro ritirati nel mobile, rimangono a vista solo i libri: il miglior arredamento di una casa!
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