Quando abbiamo iniziato a vivere assieme, io e mio marito ci siamo detti: «Minimalismo». Volevamo una casa bianca, con pochi mobili, poche suppellettili e solo quel che serve.
È durato poco. Prima sono entrati i miei libri e le mie scarpe, poi i grandi elettrodomestici (quelli per sopravvivere: lavatrice, lavastoviglie, frigorifero, forno), i piccoli elettrodomestici (aspirapolvere, forno a microonde, tostapane, frullatore, fruste, tritatutto), un po’ di tecnologia (due tivù, un video registratore, un lettore dvd, un impianto hi-fi, casse stereo di ogni genere e tipo, computer, stampante, scanner, due telefoni mobili, vari cavi e caricabatterie), qualche ninnolo, un armadio a otto ante, una scrivania, una poltrona, una nuova libreria, una scarpiera, altri libri, altre scarpe… Argh.
Quando ci siamo trasferiti dal bilocale a casa nostra ci siamo detti: “Cerchiamo di non esagerare”.
Il minimalismo non fa per noi, ma nemmeno lo spreco di spazio: quel che desidero è una casa bianca, luminosa, ariosa, accogliente come un abbraccio, allegra come una strizzata d’occhio; con tanti angoli in cui rifugiarsi con un libro, un’idea in mente da realizzare, un cuscino sotto la testa, gli oggetti necessari conservati nei mobili necessari e un po’ di bellezza sparsa qui e là a rallegrarci l’anima.
Casa nostra assomiglia a questa immagine? Non ancora, ma ci stiamo lavorando.
Il prossimo passo sarà riorganizzare lo studio: l’ho fatto più volte, ma non mi soddisfa mai fino in fondo. Voglio dare una sistemazione definitiva a tutti i libri e i documenti che contiene, eliminare quel che non mi serve più, fare spazio, progettare la nuova libreria (in attesa di realizzarla), aggiungere piante e quadri che mi rallegrino durante le ore di lavoro, trovare la poltrona giusta per lavorare “sostenuta” ma rilassata. Lo farò seguendo la Regola dei 15’: è un’attività che mi pesa molto (troppi ricordi, troppa roba da vagliare, troppi cambiamenti da fare!) perciò ho bisogno di prenderla con leggerezza, poco alla volta.
Ho un altro progetto che vorrei realizzare: ridimensionare l’armadio da 360 cm + angolo di circa un metro quadrato a soli tre metri, tutti disposti su un’unica parete. Ho come la sensazione di aver riempito “per forza” il mio guardaroba, pur sapendo di avere pochi vestiti e pochi accessori. Ogni volta che lavo, ritiro o cerco un capo, elimino quelli rovinati senza rimedio (nel secchio dell’indifferenziata) e quelli che proprio non mi stanno bene (nel cassonetto del riciclo apposito). Da quando ho seguito il percorso di consulenza d’immagine di Silvia Frisone, (finalmente) so quali abiti mi vestono bene e il mio guardaroba, piano piano, prende forma.
Poi c’è il ripostiglio del sottoscala: pare dotato di una personalità propria, alquanto volubile! Ci sono barattolini, scatoline e oggettini da eliminare, bottiglie di vino e liquori (li facciamo noi con le erbe del nostro giardino) da riorganizzare, bottiglie vuote da riempire e regalare, vecchie candele da usare, borse termiche da controllare, poche scorte di cibo da finire. Ogni volta che apro le ante e accendo la luce, mi viene il nervoso! È ora di metterci mano.
Mi sto impegnando per vivere come vorrei davvero e desidero che la mia casa mi rispecchi. Altrimenti rischio di sentirmi a disagio e fuori posto – come se indossassi un vestito da gran sera per fare la spesa!
Se anche tu provi questa sensazione, prenditi qualche minuto per chiederti: “Io e la mia casa ci assomigliamo?”, “Lo spazio in cui vivo mi rappresenta?”. Le tue risposte saranno il punto di partenza del cambiamento che ti porterà verso lo stile di vita dei tuoi sogni.
Settimana prossima io e Viola Emanuelli del centro SÉ74 iniziamo un percorso di quattro incontri per riconnettersi al proprio corpo tramite la pratica millenaria dello yoga e migliorare il rapporto con lo spazio grazie all’organizzazione personale. Se vuoi saperne di più e vivi dalle parti di Verbania sul Lago Maggiore, scrivimi per avere informazioni!
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