martedì 26 maggio 2015

La Signorina O dice "decluttering"

La Signorina O dice decluttering e lo dice storcendo il naso. Primo: è una parola inglese e a lei (che conosce solo l'inglese scolastico) garba poco non poter cogliere le sfumature di significato. Secondo: è una parola legata a una pratica che per motivi del tutto personali... non pratica!
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Va bene, è inutile nascondermi dietro alla Signorina O: quel che stai leggendo è la mia opinione. Ultimamente, infatti, sento parlare spesso di decluttering: talmente tanto da chiedermi se sia la soluzione finale all'organizzazione oppure una pura e semplice moda del momento. Quando sono stata chiamata scherzosamente "nostra signora di ogni decluttering", non solo non sono riuscita a identificarmi in tale definizione (seppur scherzosa), ma ho anche sentito l'esigenza di comprendere perché non riesco a identificarmici.


Per affrontare questo argomento, però, ho bisogno di farmi chiarezza.
  1. Per prima cosa consulto i dizionari d'inglese e d'italiano. Decluttering è una parola inglese, formata da de- (prefisso che indica distacco), clutter (disordine, ingombro) e -ing (desinenza verbale): in italiano significa più o meno "eliminare tutto ciò che è ingombrante".
    E fin qui tutto bene: da disordinata che soffre il disordine, il mio obiettivo è eliminare tutto ciò che ingombra, rallenta e complica la vita. Il punto è: come eliminare.
  2. Poi interrogo internet e scopro che questa azione può avere varie sfumature e diversi livelli di intensità. Dal livello "base": dar via tutto ciò che è inutile e buttar via tutto ciò che è alla fine del suo ciclo vitale, ogni giorno o ogni volta che si termina un'attività. Al livello "estremo": buttar via tutto ciò che ingombra, anche se è ancora utile, ancora utilizzabile e ancora nel pieno del suo ciclo vitale, una volta per tutte.
E qui mi fermo a pensare. Non sono solo disordinata, ma anche una conservatrice: amo circondarmi di oggetti che mi raccontano ogni giorno una storia. Non sono in grado di eliminarli, ma li classifico e li organizzo in modo da averli sempre sott'occhio, senza ingombrare.
Pratico il decluttering base ogni volta che termino un'attività, o almeno ci provo. Per esempio: quando finisco un lavoro, ritiro al loro posto libri, appunti penne, matite, gomme, evidenziatori, tazze e bicchieri, verso nella ciotola del cane le briciole dei biscotti (ops!) e butto via i biglietti con la lista delle cose da fare. Insomma rimetto al suo posto ogni cosa, do via tutto ciò che è inutile (per fortuna ci sono i mercatini, i centri assistenziali, la beneficenza, il riciclo, gli amici, i parenti e... il nostro cane Baldo!) e butto nel bidone della raccolta differenziata tutto ciò che è alla fine del suo ciclo vitale. Ho finito, quegli oggetti ora non mi servono e posso fare spazio ad altro: fisicamente e mentalmente.
Non pratico il decluttering estremo: eliminare in un colpo solo vestiti, scarpe, accessori, libri, quaderni, cibo, oggetti vari ancora utili, utilizzabili e nel pieno del loro ciclo vitale per fare spazio mi fa male. Lo trovo uno spreco: di soldi, di materie, di energie e di emozioni.
Mi chiedo se non sia meglio impegnarsi a fare acquisti ragionati sempre, piuttosto che svuotare casa per far spazio ogni tanto. Soprattutto quando il decluttering estremo viene affrontato (e autoimposto) come un dovere, una cosa che va fatta per raggiungere uno scopo. Mi sembra un po' come curare un dolore cronico con una pomata locale, senza cercare né curare i motivi all'origine del dolore.

Quindi, per rispondere alla mia domanda iniziale:
  • No, non credo che il decluttering estremo sia la soluzione finale all'organizzazione degli spazi di casa: uno spazio vuoto non è organizzato, ma è solo vuoto.
    Credo, però, che il decluttering base sia una buona e sana abitudine per gestire i propri spazi.
  • Sì, credo che il decluttering estremo sia una moda del momento.
    Credo, invece, che il decluttering base sia una prassi antica e sempre attuale.
 

1 commento:

  1. Condivido al 100%, soprattutto la tua opinione sul decluttering estremo (non ho mai neanche provato a praticarlo!). Oltre che come "pomata locale" (similitudine efficace), lo vedo solo come un rimandare il problema. Prima o poi ci ricascherai, se non avrai capito come gestire la questione: alla fine è più semplice buttare, che pensare e trovare una soluzione.

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