giovedì 27 luglio 2017

I Ghirigori di Monila. Il raccolto

A ognuno il suo raccolto...chi raccoglie fiori, chi idee e progetti... chi panni da lavare.
(In alcuni casi, contrariamente al proverbio, non si raccoglie solo quello che si semina)

Monila

Monila Valsecchi per Paroladordine.org

martedì 25 luglio 2017

Raccogliamo consapevolezza

Abbiamo scoperto che il kakebo non fa per noi. Forse ci sfugge il segreto del suo funzionamento; o non riusciamo a trovare il momento giusto per compilarlo; oppure siamo già colpiti dalle spese e vorremmo evitare altre ferite.

Sta di fatto che in questi ultimi mesi l'abbiamo usato quando capitava e senza convincimento. Sappiamo già quali sono le nostre spese maggiori, da quale parte spirano gli imprevisti, e che talvolta sgarriamo - pur conoscendo le conseguenze.

Le categorie più gettonate sono sopravvivenza (spesa, trasporti, medicine, Baldo) e extra (emergenze varie); segue la categoria piacere (bar), spesso per lavoro e talvolta per piacere (per esempio, il gelato della domenica!); mentre è completamente vuota la categoria cultura (per fortuna esistono i compleanni).
Il kakebo ci è servito per confermare quel che già sapevamo. Ora abbiamo bisogno di un sistema che vada oltre.

Consapevoli delle nostre entrate, delle nostre uscite e dello stile di vita che desideriamo, in questi giorni abbiamo preso una decisione che ci renderà più sereni.

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giovedì 20 luglio 2017

Faccende familiari: raccogliere i frutti dell'anno scolastico appena terminato

L'estate per noi è sinonimo di corse sui prati, tuffi nel lago e castelli di sabbia in riva al mare.

Tuttavia, è anche il momento in cui fare un bilancio dell'anno scolastico appena terminato e archiviare tutto ciò che è legato all'annata conclusa, per poi ripartire carichi e determinati a settembre.

Nonostante io sia un'accanita sostenitrice di uno stile di vita leggero, credo che alcuni "tesori" siano assolutamente da conservare.

Si tratta quindi di trovare il giusto compromesso tra ciò che va tenuto e ciò che va invece va buttato.

Per mio figlio maggiore, che ha appena terminato il primo anno di scuola elementare ho deciso di conservare:
  • la pagella di fine anno;
  • i biglietti fatti a mano in occasione delle feste (Natale, Pasqua, festa della mamma e del papà);
  • i quaderni di italiano e matematica.
Avendo utilizzato più di un quaderno per materia, le maestre li hanno rilegati con un cartoncino colorato, in modo tale che rimangano uniti e in ordine.
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In casa ho già predisposto un'apposita scatola in cui ho messo la pagella e i quaderni, lasciando lo spazio per aggiungere quelli dei prossimi anni.
Non penso che conserverò tutti i quaderni di tutti gli anni scolastici (mi occuperebbero troppo spazio), ma quelli di prima elementare sono sicuramente i più rappresentativi e quindi da custodire gelosamente.

Invece non terrò
  • il diario, su cui sono annotati davvero pochi compiti e nient'altro;
  • i libri, che per noi non hanno valore affettivo e quindi posso regalare;
  • i lavoretti più grandi perché troppo ingombranti (a cui comunque ho provveduto a fare una fotografia per ricordo).
Naturalmente ho conservato anche zaino e astuccio che il mio bimbo riutilizzerà il prossimo anno (e che teniamo a portata di mano per fare i compiti estivi).

Anche per la più piccola di casa - che ha frequentato l'anno intermedio della scuola materna - ho fatto scelte simili.

Ho deciso quindi di tenere:
  • disegni e fotografie già raccolti in un comodo album da parte delle maestre;
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  • disegni sparsi e biglietti fatti a mano in occasione delle varie festività, che ho raccolto in una scatola di cartone - insieme ai biglietti fatti dal fratello più grande - posto in cima alla libreria del soggiorno:

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  • i grembiulini che andranno bene anche per il prossimo anno, che conservo appesi nel suo armadio, dato che:
  1. non occupano troppo posto
  2. l'armadio ha spazio sufficiente
  3. a settembre devono già essere pronti e a portata di mano (l'estate purtroppo passa in fretta).


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Come per il più grande, ho eliminato invece
  • i lavoretti, che comunque essendo fatti per lo più di carta non si sarebbero conservati bene;
  • i grembiulini che già cominciavano a starle piccoli.
Ho deciso anche di non comperargliene altri, dato che 3 sono più che sufficienti per l'ultimo anno di scuola materna.

Un ultimo consiglio: se anche voi come me non avete spazio per conservare i lavoretti fatti a scuola, fate loro una fotografia il giorno stesso in cui i vostri bimbi li portano a casa. In questo modo, avrete il ricordo non solo di una piccola grande opera d'arte, ma anche del visetto orgoglioso del vostro bimbo che vi mostra il suo capolavoro.

Una volta che tutto è a posto, ci si può davvero godere l'estate fino in fondo.

Buone vacanze,

martedì 18 luglio 2017

Lo studio all'aria

Fa caldo, molto caldo. Dalle mie parti è soprattutto umido: giorni di ordinaria afa si alternano a giorni di temporali spettacolari ma poco efficaci - l'acqua s'asciuga subito, mentre l'aria s'impregna di pesante umidità. Per questo motivo ho abbandonato l'idea di trasferire lo studio in giardino, sul tavolo all'ombra del patio - come faccio quando l'estate è più ventilata.

Lavorare all'aria aperta, però, mi manca: i fiori, la brezza, le api che ronzano, gli uccelli che cinguettano, il Baldo che prende il sole alleggeriscono il lavoro e mi sembra di non-lavorare*.

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Mai come quest'anno ho bisogno di ogni mezzo per alleggerirmi, perciò ho preparato il piano B, da mettere in pratica quando soffia qualche refolo d'aria in più:
  • sfruttare il fresco del cortile, che rimane in ombra per tutto il mattino
  • spostare il piccolo tavolo rotondo (inutilizzato) dal giardino al cortile
  • prendere uno sgabello leggero (già in casa)
  • tener pronta la borsa-lavoro con tutto l'occorrente (agenda, astuccio, quaderno, libri, auricolari)
  • aggiungere un po' di tecnologia (tavoletta elettronica, telefono e, per ogni evenienza, la prolunga per l'alimentatore della tavoletta elettronica)

Appena fa fresco/fa caldo/piove posso allestire/smontare velocemente lo studio in cortile: tavolo in garage, sgabello in casa assieme al resto nella borsa-lavoro e con due sole mosse tutto è a posto.
Della serie: cogli l'attimo fuggente!

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* Voce del verbo non-lavorare: quando ti trovi in un ambiente ameno e/o con persone piacevoli e, pur lavorando, ti sembra di fare altro.

giovedì 13 luglio 2017

Si studia! Il magico potere di sbattersene il ca**o

L'ho detto che voglio iniziare bene la seconda parte dell'anno, col piede giusto, o meglio: con l'atteggiamento giusto.
Poi, quasi per caso, mi capita in mano un libretto, letto mesi fa, prestato a un'amica e già quasi dimenticato. Lo sfoglio, tanto per rinfrescare la memoria, e mi ritrovo a leggerlo. Il titolo è molto evocativo: Il magico potere di sbattersene il ca**o di Sara Knight.
Se non è una coincidenza questa...!

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L'autrice, dopo aver letto e seguito il metodo KonMari si rende conto di poter fare la stessa cosa anche con gli sbattimenti, cioè tutto quello che facciamo per qualcosa o qualcuno ad alto consumo di tempo, energia e denaro. E lo fa con uno stile ironico, divertente e molto convincente!

Il libro è diviso in quattro capitoli, in cui l'autrice spiega i principi base, gli strumenti, le fasi e i benefeci del Metodo NotSorry (= per nulla dispiaciuti), che serve per riorganizzare il nostro spazio mentale.

Nel primo capitolo ci sono i fondamentali:

  • la differenza tra sbattersi per qualcosa/qualcuno (in senso positivo = preoccuparsi e impegnarsi in termini di tempo, energia, denaro) e sbattersene di qualcosa/qualcuno (in senso negativo = non voler dedicare tempo, energia, denaro)
  • essere consapevoli che è bene sbattersi per qualcosa/qualcuno solo se non ci crea fastidio e ci porta felicità
  • la non-stronzaggine è la combinazione di sincerità e gentilezza per diventare Illuminati (cioè liberi da sbattimenti indesiderati)
  • smettere di preoccuparsi di quello che pensano gli altri è la conditio sine qua non del metodo NotSorry
  • considerare le opinioni separatamente dalle emozioni
  • redigere il budget degli sbattimenti per capire il valore di ogni sbattimento, se possiamo permettercelo e amministrare di conseguenza tempo, energia e denaro


Nel secondo capitolo l'autrice descrive la Fase 1: decidere di sbattersene.
Si inizia  con l'inventario dello spazio mentale per identificare tutti gli sbattimenti che vogliamo attuare (le cose buone che danno felicità) e quelli che non vogliamo attuare (le cose inutili che creano fastidio). Si prosegue con la classificazione di tutti gli sbattimenti in quattro categorie (cose, lavoro, amici conoscenti e sconosciuti, famiglia). Infine si stralciano dalle quattro liste - una per categoria - le voci da eliminare, cioè gli sbattimenti nocivi.

Nel terzo capitolo si prosegue con la Fase 2: sbattersene.
Visualizzare i vantaggi acquisiti e focalizzare le voci all'interno delle categorie per noi più preziose, ci prepara a eliminare gli sbattimenti nocivi. Prima si eliminano gli sbattimenti facili da negare (che riguardano solo noi stessi), poi quelli mediamente difficili (i salassi assurdi di tempo, energia e denaro), quindi i più difficili (che coinvolgono altre persone con un'elevata possibilità di ferire la sensibilità altrui). Infine, otteniamo una lista di cose per cui desideriamo sbatterci.

Nel quarto capitolo l'autrice spiega come il potere magico di sbattersene trasforma la vita.
Perché l'obiettivo omnicomprensivo del Metodo NotSorry non è soltanto smettere di sbatterci per le cose che ci infastidiscono, ma liberarci in modo da poterci sbattere qualitativamente meglio per le cose che ci danno felicità.
Al termine della Fase 2, possiamo quantificare il tempo, l'energia e il denaro risparmiato: la via dell'Illuminazione è lastricata di ore recuperate, entusiasmo ritrovato, moneta sonante.
I benefici del riordino mentale, infatti, si ripercuotono su corpo, mente e anima

Il benefit aggiuntivo del Metodo NotSorry è il mio preferito:
affrontare la vita da un diverso punto di vista, quello di chi riesce a valutare rapidamente e con facilità qualsiasi situazione e ad agire di conseguenza. [...] Probabilmente vi renderete conto che [...] non avrete neppure bisogno di far entrare troppe cose nella vostra vita.

Credo che proverò con entusiasmo questo metodo: nonostante il lavoro degli ultimi anni, mi sono accorta di avere ancora (troppi) sbattimenti inutili.
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martedì 11 luglio 2017

Tempo lasco all'orizzonte

Ho preso una pausa lunga un mese: due settimane di vacanza e due per un progetto di lavoro.
Nonostante ciò, rientro al lavoro (quella cosa di otto ore al giorno per cinque giorni a settimana: glab) più stanca di prima.
Ma anche piena di buoni propositi, tra cui riprendere il giusto ritmo, cancellare voci dalle liste di cose da fare e impegnarmi. La pausa è finita, si ricomincia: op-op-op!

Però non ne ho voglia.

Punto della situazione

Ho raggiunto il livello di troppo pieno: basta un "no" non detto, un paio di problemi di salute sconosciuti o trascurati e all'improvviso l'agenda scoppia, scoppia la testa e tutto si complica. Lascio sempre ampi margini agli imprevisti, ma a questo livello l'emergenza è tale da non lasciare più spazio a nulla. Saltano le abitudini, salta la capacità di prendere decisioni, salta la pazienza: ohibò.

Nuovo piano d'attacco

Voglio iniziare la seconda parte dell'anno col piede giusto, per darmi il buon esempio: prima penso a me, poi al resto. Pensare a me significa: musica, divertimento, incontri con amici, cene in famiglia, giri in moto, chiacchiere e pensieri liberi.
Significa anche inaugurare una nuova sezione dell'agenda, dedicata alla cura del corpo e della mente: per ora c'è il programma di camminate mattutine (sono alla seconda settimana!).

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Intanto medito: e se l'anno prossimo mi regalassi una vera pausa estiva di due mesi? Senza impegni di lavoro, con priorità massima al riposo, agli affetti, alla creatività. Conosco chi lo fa, ed è la persona più produttiva incontrata finora.

Ognuno ha i suoi ritmi, i miei hanno bisogno di rallentare.

giovedì 6 luglio 2017

Musica per il raccolto

C'è una canzone che suona bene in questo periodo dell'anno, da ascoltare di notte con gli occhi alle stelle e la mente persa nei pensieri: è L'isola che non c'è di Edoardo Bennato.

Mi piace la melodia, le vocali aperte, il ritornello, il significato - soprattutto il significato. Perché una vita senza sogni è come una pietanza senza sapore. Si sogna per andare avanti, raggiungere nuove mete, crescere, essere felici: se trasformi i sogni in progetti, puoi raccoglierne i frutti. E sarà un raccolto ricco.

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Se premi il pulsante Spotify, qui a destra, puoi ascoltare tutte le liste musicali degli scorsi anni e la "colonna sonora" del 2017.
Buon ascolto!


martedì 4 luglio 2017

Adagio con brio

Come mi sento oggi? So di essere incredibilmente stanca, eppure mi sento leggera! Meglio fermarmi un attimo a pensarci, perché la situazione è strana...

PUNTO DELLA SITUAZIONE

Sono stanca ed è innegabile.
  • La vacanza è andata male e, invece di ricaricare l'energia, ho dato fondo anche agli ultimi residui. Ergo, ho bisogno di una vacanza per riavermi dalla cacanza*.
  • Ho passato l'ultima settimana lavorando intensamente a un progetto (bellissimo e, sì, riguarda il mondo dell'organizzazione!) con ritmi serrati e temperature tropicali devastanti.

Mi sento leggera ed è inaspettato.
  • Settimana scorsa ho vissuto a stretto contatto con persone che stimo e cui voglio bene: le mie colleghe-amiche, tutte donne eccezionali, diverse l'una dall'altra e da cui imparo sempre qualcosa - di loro, di me e del mondo.
  • Ho preso alcune decisioni per il mio benessere e le sto mettendo in pratica: una piacevole conquista.

NUOVO PIANO D'ATTACCO

Mi aspettano altri mesi intensi, perciò sto cercando una soluzione per non esaurirmi.
Ho rispolverato Focus di Daniel Goleman e ragionato. C'è un capitolo in particolare, che mi è stato utile: quello in cui l'autore spiega come funziona il nostro cervello e come ricaricare l'energia.
Il nostro cervello è fatto da diverse parti. Ogni parte ha la sua funzione: alcune lavorano insieme, altre da sole. Per esempio: normalmente, quando la nostra mente vaga tra i pensieri, si attiva la parte inferiore (subcorticale), che è veloce, intuitiva, impulsiva e a basso consumo energetico; quando ci concentriamo su quel che stiamo facendo, invece, si attiva la parte superiore (nella neurocorteccia), che consuma molte energie. 
Mi sono accorta che la mia mente è sempre concentrata sul lavoro, anche quando non lavoro: mi blocco in quella dimensione e la mia mente non vaga mai. Sono stanca perché consumo troppa energia. Meno energia ho, meno riesco a concentrarmi sul lavoro (sprecando tempo).

Per questo ho deciso di impegnarmi in due attività:
  • allenare l'attenzione per non sprecare energia ogni volta che mi concentro; lo farò praticando la meditazione e la mindfulness (traducibile in italiano con "stato di consapevolezza e di concentrazione")
  • passeggiare in mezzo alla natura per permettere alla mia mente di vagare, elaborare e connettere informazioni, creare nuove idee in assoluta libertà e spontaneità

Ieri ho giusto iniziato un programma di camminate ristoratrici e ho partecipato a una riunione per imparare la meditazione.
Sarà per questo che, nonostante la stanchezza, mi sento più leggera?

paroladordine-raccolto-energia
* Termine preso in prestito da Patamaga.

sabato 1 luglio 2017

Luglio, il raccolto

Luglio è il mese del raccolto. Il momento ideale per fare il punto della situazione, porsi tante domande e preparare un nuovo piano d'attacco: come sono andati i primi sei mesi dell'anno? Il mio raccolto è ricco? Che cosa posso fare nei prossimi mesi per migliorare?

Com calma e serenità, magari a bordo piscina (o mare o ruscello!) sorseggiando un succo di frutta: che bello, quando sorridono anche i pensieri!

Ti lascio lo sfondo del desktop di luglio, di un caldo (non potrebbe essere altrimenti) arancio rosato.

(clicca su uno dei seguenti formati
per scaricare lo sfondo corrispondente)

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