martedì 29 maggio 2018

Si studia! Il potere del riposo

La vita è fatta di incontri. Alcuni sembrano ricamati da una mano esperta, altri buttati a caso come in una partita a dadi. Alcuni sono frutto di coincidenze. Fatto sta che ero in stazione a Milano e nell’ora buca tra un treno e l’altro sono entrata in libreria, ho dato un’occhiata vagamente curiosa alle copertine dei libri e ho trovato lui: Il potere del riposo. Ottenere di più, lavorando di meno di Marcella Danon.

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Era gennaio, tra gli obiettivi per l’anno nuovo brillavano “lavorare meglio” e “vivere sano”. Era un segno del destino: l’ho preso, sfogliato, comprato e letto tutto d’un fiato.
Non mi sono pentita di questo acquisto “di pancia”, perché l’autrice spiega con parole sue quel che già sentivo con prepotenza: trovare l’equilibrio tra il fare e non fare, e che dal non fare può nascere un fare molto più armonioso, che fa bene a noi e al mondo che ci circonda.

Il testo è diviso in sette capitoli, che accompagnano chi legge a ragionare lungo un percorso, da quanto sia controproducente essere iperattivi e frenetici a quanto sia benefico – e naturale – riposarsi seguendo i propri ritmi. Gli esercizi suggeriti aiutano a mettere in pratica fin da subito i benefici del non fare.
L’iperattività compulsiva tipica della nostra società è la causa di molti errori, che richiedono tutta la nostra attenzione, il nostro tempo e la nostra energia. Per evitarli l’autrice suggerisce di fermarci e dedicarci a noi stessi, ritrovare il nostro ritmo e agire secondo i nostri reali (e naturali) desideri e bisogni.
Il riposo, infatti, è un bisogno fisiologico e un vantaggio non solo sul piano personale, ma anche per l’efficacia del lavoro: aiuta a ritrovare la creatività, a prendere decisioni, a risolvere i piccoli e i grandi problemi quotidiani. Se scegliamo di non farci assorbire dal lavoro e dagli impegni, possiamo rendere le nostre giornate più vive e scegliere le attività con cui esprimerci pienamente: tutto questo ci farà diventare persone migliori in ogni ambito della nostra esistenza e ci aprirà a ben più ampi orizzonti.

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Ed è questo il motivo per cui il libro mi è piaciuto. La frenesia del lavoro ci ha tolto ogni spontaneità, riposarci sembra quasi una perdita di tempo… Eppure dall’alternanza tra fare e non fare possiamo crescere, espanderci e “fiorire”.
Conosco sempre più persone che esauriscono l’energia perché hanno chiesto troppo a se stesse sul lavoro, con effetti spiacevoli anche in casa e in famiglia. Ritmi innaturali, resistenza portata al limite (anche oltre), finché il corpo pretende il giusto riposo e qualcosa si rompe: riaggiustare tutto, poi, è faticoso e doloroso.
A me è capitato un paio di volte, l’ultima tre anni fa e non mi è piaciuto affatto: da allora cerco di seguire ritmi più semplici, rifiutare gli impegni che non mi fanno bene (con garbo e senza sensi di colpa), dedicare più tempo al riposo e alle attività che mi piacciono. Non sempre è facile: se sei una persona entusiasta e innamorata del tuo lavoro, conosci bene questa situazione e le sue irresistibili tentazioni!

Ma c’è un altro motivo per cui il libro mi è piaciuto: l’ho incontrato per caso poco dopo aver deciso assieme a Fabiola Di Giov Angelo i contenuti del nostro evento Elogio della lentezza per la Settimana dell’organizzazione… Mi è sembrato un segno del destino.

Non hai potuto seguire il nostro evento e il titolo ti incuriosisce? 

Puoi scaricarne il testo per leggerlo con un semplice click


martedì 22 maggio 2018

Che cosa fare quando non hai nulla da fare

Ti è mai capitato di aspettare con trepidazione quell’unica mezza giornata della settimana in cui sei a casa da sola, senza impegni di ogni sorta (né casa, né famiglia, né lavoro), a fare tutto quel che desideri in assoluta libertà, tu & te stessa; poi il momento arriva, passa e ti accorgi di non aver combinato nulla?
A me sì, ogni sabato mattina.

Aspetto da una settimana queste cinque ore tutte per me, voglio fare mille cose: riposarmi, uscire con la mia amica, imparare a cucire, curiosare nei negozi, vedere quel film bellissimo, leggere una rivista, prendere il sole al lago, strappare le erbacce in giardino, fare un lungo bagno, provare quella maschera all’argilla, …

Poi, finalmente è sabato mattina e penso: “Evviva, posso fare quello che mi va!” Le ore passano, il pranzo si avvicina e la casa si riempie: non ho combinato nulla, né quello che volevo fare, né i soliti compiti quotidiani (tipo rifare il letto, sparecchiare la tavola dopo colazione e svuotare la lavastoviglie), perché… “lo faccio dopo, tanto non ho nulla da fare!”

Sgrunt. Questa è una vera perdita di tempo: non mi riposo, non mi diverto, non faccio nulla di creativo. Solo, spreco il mio preziosissimo tempo – e, in più, mi sento in colpa all’ennesima potenza.

Il motivo per cui non combino nulla è semplice: troppi desideri equivalgono a nessun desiderio.
Voglio fare troppe cose non ben definite e ho in mente tante idee confuse. Perciò ho deciso di risolvere questo inghippo una volta per tutte e di iniziare a godermi il mio tempo da sola fino in fondo: ti spiego come, così puoi provare anche tu (e dirmi come funziona).
  1. Scrivere una lista delle cose da fare da sola. Su una pagina della tua agenda elenca tutte le attività che vuoi regalarti in questi momenti di grazia: dal sonno profondo alla passeggiata nei boschi, passando attraverso mille sfumature (amici, negozi, fai-da-te, libri…). Segna ogni voce man mano che ti viene in mente qualcosa o senti un forte desiderio.
  2. Prendere appuntamento con me stessa. Il venerdì sera, mentre programmi gli impegni della settimana successiva, sfoglia la lista e scegli d’istinto che cosa ti piacerebbe fare nella tua mezza giornata tutta per te. Segnalo sull’agenda, come fosse (e in effetti lo è) un appuntamento improrogabile. 

Il mio appuntamento di questo sabato è l’evento di un’amica che seguirò assieme a un’altra amica: ho proprio voglia di divertirmi e di assaporare ogni momento! E tu cosa farai?

P.S. Scatterò una fotografia da pubblicare sul mio profilo Instagram con la parola d’ordine #TempoPerMe. Se lo fai anche tu, ci possiamo scambiare idee e desideri per i prossimi momenti tutti per noi!

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martedì 15 maggio 2018

Uno spazio (quasi) tutto per te

Ricordo ancora la prima volta che ho provato l’ebbrezza di vivere da sola; le persone con cui condividevo l’appartamento non c’erano mai ed ero, in pratica, l’unica, felicissima padrona di casa!
È durato poco (qualche mese) e non è mai più capitato: la mia è stata una vita di lunghe convivenze. Prima con i genitori, poi con i coinquilini all’università, ora con la mia famiglia, ma continuo a sognare un piccolo rifugio in città tutto per me.

Per me vivere da sola significa essere libera di fare e non fare quel che mi pare, ma anche assumermi la responsabilità dello spazio in cui vivo: come renderlo accogliente in ogni momento della giornata, come risolverne i problemi pratici e burocratici, come mantenerlo in buono stato contando solo sulle mie forze.

Con la convivenza le cose cambiano. Per esempio, mi sono accorta che tendo ad adagiarmi e a perdere un po’ della mia intraprendenza, lasciando a mio marito le attività più pesanti. D’altro canto, però, mi aspetto che faccia quelle piccole cose quotidiane che rendono più confortevole lo spazio in cui viviamo.

In pratica, uno spazio godibile si basa su poche e semplici regole: un posto per ogni cosa (= organizza gli oggetti nello spazio in base a funzione, comodità e abitudini), ogni cosa al suo posto (= ritira subito gli oggetti dopo averli usati), cura e mantenimento (= riordina e pulisci lo spazio prima che si formi il caos).

Se ora stai sospirando, significa che anche tu convivi con un esemplare di “finto ordinato” (= colei/colui che si crede ordinatissima/ordinatissimo ma non lo è) e spesso ti senti sola a combattere ogni giorno le stesse battaglie: “Infila la sedia sotto il tavolo”, “Chiudi bene il rubinetto, ché altrimenti continua a sgocciolare”, “Ritira il tappetino del bagno dopo la doccia”…

Ho pochi consigli, frutto della mia esperienza, di alcuni tentativi e un’infinita voglia di vivere gli spazi condivisi con serenità. Sono ben meditati e desidero condividerli con te, perché potrebbero esserti utili.
  1. Non assillare. Ognuno di noi ha le sue priorità, ma in una convivenza esiste sempre un punto d’incontro: fai sapere una tantum quali sono i vantaggi di uno spazio organizzato e curato, e perché sono importanti per te.
  2. Agire indipendentemente dagli altri. Immagina di vivere da sola; tutto ciò che fai per rendere piacevole il tuo spazio, lo fai innanzitutto per te.
  3. Non aspettare che gli altri facciano la loro parte. Spesso non sanno nemmeno quale sia “la loro parte”, non si accorgono di ciò che per te è evidente, non fanno caso alle piccole cose: diglielo, con garbo e costanza, finché diventa una loro abitudine.
  4. Dare l’esempio. Prenditi cura del tuo vostro spazio con piacere (perché fa bene a te), gli altri si accorgeranno che con poche azioni si può vivere meglio e faranno altrettanto.

E se l’esempio non basta, prova con un biglietto: scritto con cortesia e fermezza, lettere grandi e ben leggibili, su fogli A5. Inizia con un “per favore”, continua con la richiesta e il motivo, termina con un “grazie”! Attaccalo con un po’ di nastro adesivo in un punto “sensibile” (sul cuscino della sedia, sul rubinetto, sull’accappatoio…) e lascialo finché l’abitudine si è consolidata. Dalle mie parti funziona.

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martedì 8 maggio 2018

I no che danno energia

Lo conosci il detto: “Meglio sola che male accompagnata”? È valido per chi ama e pure per chi odia la solitudine, perché nasconde una verità di vitale importanza. Ci credo profondamente e oggi mi serve per introdurre un argomento un po’ delicato: come e perché dire “no” ai ladri di energia.

C’è stato un periodo della mia vita in cui frequentavo ogni giorno un gruppo di persone: le sentivo al mattino, in pausa pranzo e pure la sera. Le ho conosciute per caso e frequentate un po’ per volta, finché mi ci sono ritrovata in mezzo con tutti gli annessi e connessi: consigli mai chiesti, dispetti malcelati, lamenti protratti, dardi invidiosi e competizioni all’ultimo sgambetto.

All’inizio non me ne sono nemmeno accorta (tutto avveniva in modo leggero, ne ero solo sfiorata), poi è diventato evidente (e pesante): ero spossata, nervosa, sempre arrabbiata e senza alcun motivo apparente.
La causa del mio viver male era davanti ai miei occhi: avevo permesso ad alcune persone di entrare dolcemente nella mia vita per rubarmi energia con prepotenza.

Forse è capitato anche a te: tra gli amici, i conoscenti e i parenti c’è sempre qualcuno che eviteresti volentieri; non sai come, ma ogni volta che passate del tempo assieme ti senti svuotata e di malumore.
Sono chiamati ladri d’energia perché vivono rapinando le nostre scorte energetiche; alcuni ne sono inconsapevoli, altri invece lo fanno con ben studiata intenzione e per motivi tutti loro.
Pare che l’attuale Dalai Lama li abbia messi al primo posto di dieci situazioni succhia-energia, addirittura prima dei debiti!

Non so tu, ma io non ho voglia di frequentare persone che prendono tutto senza dar nulla in cambio, nemmeno una risata o un sorriso sinceri. Non fanno bene alla salute, perciò ho deciso di eliminarle come si eliminano gli oggetti, le spese e gli impegni nocivi.
Ho messo in pratica i consigli di Michael Heppell e Sarah Knight, adattandoli al mio modo d’essere, e sviluppato una strategia personale per imparare a dire “no” senza sensi di colpa. Ecco come:
  1. ignorare - resisti alla tentazione di rispondere e domandare come faresti di solito: meno risposte dai e domande fai, meno appigli hanno loro per derubarti della tua energia;
  2. neutralizzare - ormai li conosci, sai che anche la più semplice domanda (“Come stai?”) è il preludio di un prelievo energetico: sii neutra (“Tutto normale, grazie.”) e non sapranno come procedere con il consiglio/il lamento/l’invidia/la competizione;
  3. dimenticare - anche se ti dispiace, dimenticati della loro esistenza: non cercarli, non chiederne notizie ad altri e, al limite, ricordati che puoi anche non rispondere ai loro messaggi e telefonate.

Non è facile, anzi è doloroso – perché in fondo a loro vuoi bene davvero – ma necessario per vivere con pienezza, serenità e consapevolezza di come spendere al meglio la tua energia.
Quando ho eliminato quelle persone dalla mia quotidianità, infatti, mi sono sentita subito bene: leggera, serena, piena di forze vitali. E ho capito che il guadagno supera infinitamente la perdita.

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venerdì 4 maggio 2018

Da sola

In questi primi quattro mesi dell’anno ho scoperto quanto sia importante un aspetto del mio modo di essere: ho bisogno della solitudine per coltivare me stessa e i miei interessi.
Mi piace il confronto con gli altri, credo sia fondamentale per crescere e vedere nuove prospettive, ma ho bisogno di restare da sola per pensare e agire seguendo i miei ritmi, con serenità. Vale tanto nella vita privata quanto nella vita lavorativa: stare un po’ insieme agli altri mi piace, troppo mi fa male.

Se sei come me, sai cosa provo quando mi propongono vacanze di gruppo, frequento corsi intensivi di otto ore al giorno per cinque giorni su sette e nove mesi consecutivi, divido il mio tempo con qualcuno incapace di arricchirlo: un forte senso d’oppressione e come se, pian piano, la mia vera me stessa scivolasse via…

Ho deciso che questo mese userò il kanban per mantenere il giusto equilibrio tra attività da sola e attività di gruppo (per me il rapporto ideale è 3:1), vuoi provare anche tu?
Usa etichette di due colori diversi per le attività (per esempio rosa “da sola” e arancione “di gruppo”) e controlla che nel corso della giornata e della settimana le attività “da sola” non siano trascurate ma procedano assieme a quelle “di gruppo”.

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"La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista."
Bernardo Bertolucci

(clicca su uno dei seguenti formati
Per scaricare lo sfondo corrispondente)
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