martedì 27 marzo 2018

L'imprevisto e le opportunità

Oggi ti racconto come un viaggio pieno di imprevisti s'è trasformato in una giornata ricca di opportunità.

Tutto è iniziato due anni fa, quando ho cominciato a collaborare con Organizzare Italia al progetto Educare all'organizzazione assieme al formidabile gruppo Edu: condividiamo un grande sogno (portare l'organizzazione personale nelle scuole) e siamo sempre in fermento - studiamo, progettiamo e realizziamo laboratori per i bambini e i ragazzi, corsi di formazione con gli insegnanti e incontri con i genitori!

Lo scorso autunno, per esempio, eravamo impegnate in un grande progetto di formazione per i docenti di Mantova e provincia: circa duecento insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, guidati da una dirigente scolastica lungimirante e illuminata.
Quel giorno per andare a Mantova mi sono svegliata alle sei del mattino e ho preso due treni. L'istituto scolastico che ci ospitava è lontano dalla stazione ferroviaria (venti minuti a piedi e dieci in macchina) e io arrivavo con largo anticipo, perché non si sa mai.

Durante quel viaggio mi sono capitati alcuni imprevisti, uno dietro l'altro.
  1. Il treno prima del mio s'era fermato in stazione a causa di una rissa e ha creato un forte ritardo.
  2. Il passaggio in macchina dalla stazione di Mantova all'istituto scolastico era saltato.
  3. Al ritorno, sono arrivata in stazione un'ora e dieci minuti prima della partenza del mio treno.

Sono stati degli imprevisti fortunati, perché mi hanno regalato delle belle esperienze, che altrimenti non avrei mai vissuto. E la mia giornata non sarebbe stata così ricca.
  1. Ho preso il treno prima (quello fermo per rissa), che arrivava proprio nella stazione da cui partiva il treno per Mantova: ho evitato di saltare e scendere da altri mezzi pubblici e passato il tempo guadagnato scoprendo una parte sconosciuta (e bellissima) della stazione. Inoltre, il treno per Mantova era già pronto un'ora prima, sono salita e ho aspettato la partenza seduta comodamente.
  2. Appena uscita dalla stazione di Mantova, sono entrata nell'albergo di fronte per chiedere informazioni sui mezzi di trasporto. Ho preso la circolare e ho fatto bellissimi incontri: donne, ragazzi, signori, persino l'autista dell'autobus sono stati gentili, accoglienti e premurosi. Inoltre, ho potuto ammirare il centro storico di Mantova coi suoi meravigliosi palazzi e il mercato, e attraversare a piedi il parco di Palazzo Te.
  3. Mentre aspettavo il treno del ritorno, ne è arrivato un altro che mi avrebbe portata a Milano un'ora prima del previsto. Ho chiesto al capotreno se potevo salire, nonostante avessi prenotato per il treno successivo, e mi ha dato il permesso: ho risparmiato tempo e sono tornata a casa di sera, anziché di notte.

Morale

Gli imprevisti sono prevedibili e, se ogni giorno lasciamo loro un po' di spazio e di tempo, possono regalarci delle occasioni ricche di bellezza e di umanità.
È questo il messaggio che lasciamo nelle scuole: l'organizzazione personale ci aiuta a trasformare la vita in un'avventura.

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venerdì 23 marzo 2018

Le interviste. Giovanna e il sottoscala

Conosco Giovanna ormai da qualche anno. Alla fine dell'estate scorsa lei è venuta dalle mie parti e io sono andata a trovarla. Abbiamo passato un pomeriggio a parlare di tantissime cose: lavoro, famiglia, casa... Mi ha mostrato le foto degli ultimi lavori di ristrutturazione nella loro nuova casa: sono stati capaci di organizzare ogni spazio, anche quello nascosto, trasformandolo in un ambiente funzionale, comodo e piacevole da vivere.
Sopra ogni cosa, mi ha colpito il sottoscala. Per questo le ho chiesto di raccontarci la sua storia.

La storia del sottoscala (raccontata da Giovanna) 

Dopo la ristrutturazione dei piani superiori, abbiamo deciso di concludere il trasloco sistemando il seminterrato. Il seminterrato, infatti, era stipato di scatoloni, mobili e oggetti vari appoggiati sul pavimento in cemento grezzo e polveroso, davvero lontano dalla nostra idea di casa.
Appena scesi dalle scale, si presentava così: a destra una stanza vuota e a sinistra la zona caldaia, collegata con un corridoio all'autorimessa, a una scansia e a un'altra stanza usata come ripostiglio.

Volevamo trasformare tutto quello spazio inutilizzato, poco pratico e freddamente staccato da casa in un ambiente accogliente, funzionale e, soprattutto, in un'estensione degli spazi vissuti quotidianamente.
Dalla zona della caldaia è nata la nuova lavanderia, il punto di partenza di tutta la ricostruzione del seminterrato: modificare gli allacci dell'acqua per gli elettrodomestici, infatti, ci ha permesso di costruire una tavernetta con cucina nella stanza a destra delle scale e un bagno in fondo al corridoio. A completare l'opera, abbiamo sostituito il ripostiglio con un locale hobby e posizionato il nuovo pavimento in laminato. Il seminterrato s'è trasformato nell'ambiente accogliente e personale che desideravamo!

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Immagine di Giovanna Spiaggi

Il sottoscala si trova in lavanderia. All'inizio era una legnaia, ma produceva tanto sporco e non riuscivamo a entrare nel locale. Poi l'abbiamo usato come deposito di scatoloni e oggetti vari, in attesa di trovar loro un posto definitivo. Quando abbiamo deciso di ristrutturare tutto il piano seminterrato, non avevamo un'idea chiara di come sfruttarlo... Sapevamo solo che lasciarlo così com'era sarebbe stato poco pratico.
Quando ci siamo resi conto di avere pezzi di mensole avanzate dall'armadio della vecchia camera da letto, abbiamo fatto una prova e capito che cosa farci: una dispensa!
Dopo una doverosa mano di rasante, abbiamo utilizzato tutto lo spazio in verticale, installando una scaffalatura a cremagliera con i ripiani di recupero. Qui conservo alcuni oggetti da cucina, le pentole, le teglie, i barattoli, le scorte d'acqua, di olio, il vino, la frutta secca, il miele, i barattoli di marmellata, passata di pomodoro e conserve che produco. Tutti i prodotti sono divisi per categorie e ogni categoria è riposta sulla sua mensola. I barattoli sono etichettati e riportano il nome del contenuto e l'anno di produzione.

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Immagine di Giovanna Spiaggi

Gran parte degli arredi del seminterrato è di recupero, già presente nei locali o un residuo del trasloco. Per esempio, nel locale hobby, l'anta dell'armadio della camera matrimoniale è diventata il piano di lavoro e i vecchi ripiani dello scaffale sono stati tagliati, levigati e verniciati. In lavanderia, abbiamo recuperato il vecchio tavolo del ripostiglio restaurandolo in stile shabby, poi abbiamo aggiungo uno scaffale verticale di Ikea per dividere il locale, schermare la caldaia e le tubazioni, stoccare e riordinare materiale vario. In corridoio, per ricavare un'altra zona di stoccaggio, abbiamo recuperato gli armadi in resina dell'autorimessa della casa precedente e parte di vecchi mobili inutilizzati come ripiani della nuova scaffalatura a cremagliera.

Oggi usiamo ogni spazio del seminterrato: la stanza a destra della scala come tavernetta, il luogo perfetto per incontri conviviali; il locale caldaia come lavanderia, stireria e dispensa; il ripostiglio come locale hobby, dove produciamo birre artigianali da gustare con gli amici e mosche artificiali per la pesca; il corridoio come ampio spazio di stoccaggio di articoli per lo sport e il campeggio.

martedì 20 marzo 2018

Quante cose fai in un'ora (e come)?

Possiamo circondarci di orologi, sveglie e calendari per misurare il tempo che scorre là fuori. Ma il tempo che scorre dentro di noi segue ritmi diversi: è un tempo tutto nostro, differente da quello degli altri, vissuto attraverso i sensi e le sensazioni.

A volte un’ora è infinita, altre invece scivola via come l’acqua dal bicchiere: eppure dura sempre sessanta minuti! La misura interiore del tempo dipende da come lo vivi: quando ti diverti, un’ora è breve ma intensa; quando ti rigeneri, è lunghissima e ricca; se lavori concentrata e senza distrazioni, è più lunga di quanto ti aspetti...

Chiediti quante cose puoi fare in un’ora e, soprattutto, come le fai: dalle risposte puoi capire tanto sul tuo rapporto col tempo, cioè se lo usi bene, senza sprechi, intensamente... oppure no. In questo caso, sai che basta poco - un semplice gesto, una nuova abitudine - per modificare il tuo atteggiamento e vivere meglio.

Per esempio in un’ora io:
  • scrivo o studio - spengo il telefono, mi concentro, spesso finisco prima del previsto, sono soddisfatta e mi regalo una pausa per riposare il cervello! Ritmo: tranquillo e continuo;
  • partecipo a una riunione di lavoro - seguo con attenzione, prendo appunti, intervengo con proposte e domande, termino in orario piena di idee e cose da fare. Ritmo: veloce;
  • mi alleno alla camminata attiva - mi immergo in me stessa, nelle sensazioni fisiche e mentali, quando finisco sono serena e mi sembra sia passato un giorno intero! Ritmo: lentissimo;
  • vado in città (in treno e in macchina) o faccio la spesa - se sono stanca, il ritmo è fiacco; se sono allegra, il ritmo è rapido!

Ci sono sempre due modi per fare le cose: con un ritmo tranquillo e continuo, le idee chiare, convinta di voler concludere, concentrata nella tua attività; oppure con un ritmo agitato e incostante, senza sapere da dove iniziare e dove finire, senza motivazione, distratta dai pensieri e dai mille avvisi del telefono.

Non è  una gara a chi fa più cose in meno tempo (diffida di chi fa multitasking!), ma una semplice questione di scelte.

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venerdì 16 marzo 2018

Educare all’organizzazione

Uno degli aspetti più belli del mio lavoro è che, grazie ad Apoi, conosco professionisti dell’organizzazione di ogni parte d’Italia. Alcuni di loro sono diventati amici e ci troviamo spesso (dal vivo o tramite internet) per confrontarci, fare due chiacchiere, ridere e costruire assieme dei progetti.

Tra le altre cose, mi è capitato di collaborare con Organizzare Italia per il progetto Educare all’organizzazione.
Organizzare Italia non solo è la prima impresa di organizzazione italiana, ma è anche una start up innovativa a vocazione sociale certificata B Corp®: in poche parole, promuove solo attività che abbiano effetti benefici per la società. Come, per esempio, diffondere la cultura dell’organizzazione nella scuola.

Tutto è iniziato nell’aprile del 2016, quando sono andata a Bologna per la prima riunione del gruppo Edu: eravamo in sei, tutte con grandi ambizioni in mente e determinate a realizzare i nostri sogni.
Pian piano, riunione dopo riunione, il progetto ha preso forma: il nostro obiettivo è insegnare l’organizzazione personale nelle scuole per trasmettere e migliorare le abilità organizzative di bambini e ragazzi nello studio, in famiglia e nelle loro relazioni.

Siamo convinte di una cosa: diffondere la cultura dell’organizzazione a partire dalla scuola influisce positivamente sul futuro dei bambini e dei ragazzi, e coinvolge anche tutto il loro mondo, cioè gli insegnanti, l’ambiente scolastico e le famiglie. Ecco perché il progetto Educare all’organizzazione, infatti, comprende laboratori in classe per i bambini della Scuola Primaria e per i ragazzi della Scuola Secondaria di primo e di secondo grado, corsi di formazione per i docenti delle scuole di ogni genere e grado, incontri per i genitori e le famiglie.

Siamo contentissime dei risultati che stiamo ottenendo: sempre più scuole, dirigenti scolastici, insegnanti e genitori si rendono conto di quanto la loro vita e quella dei bambini e dei ragazzi può migliorare grazie all’organizzazione.

Vuoi conoscere le mie colleghe d’avventura? Eccoci tutte qui, in una foto scattata durante l’Evento Nazionale Apoi a Torino: Sabrina Toscani di Organizzare Italia, Francesca Pansadoro di Tutto a posto, Emanuela Tirabassi di Kids PO, Alessandra Ziliotto e Paola Tursi di Organizzatessen.

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Da sinistra a destra: Sabrina Toscani, Emanuela Tirabassi, Francesca Pansadoro, io, Alessandra Ziliotto, Paola Tursi
P.S. Se il progetto t'incuriosisce e vorresti proporlo alla tua scuola, scrivimi senza esitazioni!

martedì 13 marzo 2018

Adesso è meglio di dopo

Se anche tu sei una persona disordinata - o molto disordinata come me - conosci bene le motivazioni per cui coltiviamo il nostro talento (ehm): “sono sempre stata così”, “in casa erano tutti disordinati”, “nel mio disordine trovo tutto”, “mi piace esprimere la mia personalità creativa/ribelle/scoppiettante”, “non mi piacciono gli obblighi”...
Le mie scuse principali sono due: la pigrizia e non sapere dove mettere le cose.

Il disordine non riguarda solo l’estetica o l’attitudine personale, ma soprattutto lo stile di vita che desideriamo per noi. Perciò, da quando mi sono accorta che il disordine è una grande perdita di tempo (e io odio perdere tempo), ho cercato una soluzione per rafforzare ciascuno dei miei punti deboli. Ti racconto come ho fatto (e continuo a fare!), perché potrebbe esserti utile.
  1. Organizzare gli spazi. Se le cose non hanno un loro posto, mi vien spontaneo lasciarle dove capita, nel punto esatto in cui le ho usate oppure sparse in giro per casa... Da quando ho trovato un posto per ogni cosa, ottimizzando gli spazi e organizzando gli oggetti secondo la loro funzione e la mia comodità, non ho più scuse. 
  2. Aggiungere un po’ di bellezza. Il caos non ci spaventa, ma la bellezza ci attrae. L’ho provato in prima persona: se uso contenitori piacevoli alla vista oltre che comodi all’uso, faccio meno fatica a mantenere l’ordine. La bellezza, infatti, è un’ottima motivatrice!
  3. Farlo subito. “Lo faccio dopo” era il mio mantra (come se dopo fosse un tempo infinito in cui fare tutte quelle cose noiose della giornata...), ora l’ho sostituito con “lo faccio adesso”! Appendere il cappotto, ritirare le scarpe, riporre le chiavi nel cassetto sono, in fin dei conti, semplici gesti poco impegnativi.

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Da quando non dico più “lo faccio dopo”, la mia vita è migliorata: c’è meno disordine e, quindi, meno spreco di tempo per pulire casa e per cercare le cose.
Quelle rare volte in cui mi viene la tentazione di non mettere a posto qualcosa, sento dentro di me una molla che mi spinge a farlo subito: vivere serenamente, infatti, è una questione di scelte, anche piccole come queste.

venerdì 9 marzo 2018

Si organizza! La nuova agenda

L’organizzazione della nuova agenda è un lavoro in corso: sto sperimentando un nuovo metodo per fare le cose (lavorative e personali) e, quindi, anche di utilizzo dell’agenda.
Per ora uso solo quattro sezioni: “anno”, “mesi”, “giorni” e “da fare”.

ANNO

La prima sezione è divisa in due parti. La prima è dedicata al calendario annuale: l’anno è rappresentato da una tabella con i mesi e occupa una doppia pagina. Mi serve solo per controllare le date e per dare un’occhiata generale. La seconda parte, invece, riguarda gli obiettivi dell’anno: per il 2018 ne ho tre (due riguardano il lavoro, uno lo stile di vita) e sono molto impegnativi. È molto utile e la consulto spesso per sapere a che punto sono.

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MESI

In questa sezione c’è il calendario mensile. Ogni mese è rappresentato da una tabella e occupa una doppia pagina: in colonna i giorni, sulle righe le settimane. Nell’ultima colonna riporto gli obiettivi del mese.
Sul calendario mensile segno gli appuntamenti e le scadenze man mano che arrivano.

Ho aggiunto anche gli obiettivi trimestrali e le revisioni trimestrali, ispirata da The Full Focus Planner di Michael Hyatt. Per ora funzionano.

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GIORNI

Qui c’è il diario vero e proprio. Ogni giorno (da lunedì a domenica) occupa una facciata, divisa in due parti: sopra una tabella con gli orari di lavoro (dalle nove alle diciotto) per gli appuntamenti, sotto delle righe numerate per le quattro attività più importanti della giornata e le altre.
Sul diario segno gli appuntamenti, le scadenze e le cose da fare giorno per giorno; di solito me ne occupo di venerdì, per tutta la settimana successiva.

Sempre seguendo l’esempio di The Full Focus Planner, ho aggiunto i finesettimana e le revisioni settimanali. Ma fatico davvero tanto a starci dietro.


DA FARE

Questa è la sezione più delicata. C'è una pagina per la lista delle cose da fare, un’altra per la lista delle cose da non fare, i progetti e un calendario settimanale.
Ho iniziato a usare il calendario settimanale per caso: avevo bisogno di segnare le attività (dei tanti e vari progetti ed eventi in corso - aiuto!) giorno per giorno, da gennaio a giugno, per distribuirle in modo equilibrato durante tutta la settimana. Ho recuperato il calendario settimanale venduto assieme all’agenda e fatto un tentativo: per ora sono soddisfatta, ho trovato l’aiuto che mi mancava.

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Dimenticavo: ho scelto un’agenda grande perché i blocchi di carta bianca in formato A5 sono facili da trovare. Come avrai notato, mi piace personalizzare le pagine dell’agenda, per renderla più facile da usare e avere solo ciò che mi serve: progetto i calendari, li stampo e poi foro i fogli con la perforatrice. Che soddisfazione!

martedì 6 marzo 2018

La sfida di un’ora

Desidero un’ora tutta per me: quante volte l’hai pensato in questi ultimi tempi?

Il vortice degli impegni ci travolge e ci porta lontano da dove vorremmo essere: nel centro di noi stesse, intente a ricaricare la nostra energia.
Poi, quando passa, arriva il vento delle sensazioni e dei pensieri molesti e ci soffia addosso senza tregua: guardiamo un film in tivù e rimuginiamo sull’ultima riunione di lavoro, usciamo per una passeggiata col cane e sfoghiamo la nostra frustrazione con chi ci accompagna, eccetera, eccetera, eccetera...

Il cervello non si ferma mai e il senso di stanchezza (fisica e mentale) ogni giorno si fa sempre più grande.
Se senti che dieci minuti di pausa ogni tanto ormai non bastano più, è arrivato il momento della sfida:
dedicare un’ora ogni giorno solo a te stessa - nonostante il lavoro che incalza, la casa che reclama attenzioni, il giardino-famiglia da coltivare - in cui corpo e mente siano impegnati solo in attività piacevoli e ricreative!
Ho iniziato la sfida l’estate scorsa: nei mesi caldi e tiepidi esco ogni mattina all’alba per allenarmi in mezzo alla natura. Purtroppo in inverno il buio, il freddo, l’umidità mi bloccano e allenarmi in casa non mi regala gli stessi benefici dell’aria aperta, del sole e degli alberi in movimento: voglio escogitare presto (prima che torni la primavera e per i prossimi inverni) qualcosa di altrettanto bello.

Magari non riuscirò sempre, ma sono talmente convinta da fare il possibile per mantenere la costanza: cambiare orario alla sveglia, alla preparazione dei pasti, ad alcuni impegni. Perché lo stato di benessere che mi regala quell’ora è impagabile.
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venerdì 2 marzo 2018

Sii come Cenerentola

Da ragazzina ero campionessa di sogni a occhi aperti. Ancora adesso, quando me ne ricordo, mi sembra di rivedere il mondo attraverso un’aura scintillante. Da adulta, invece, sogno quel che vorrei per addormentarmi...

Se è vero che i sogni son desideri di felicità (come canta Cenerentola), ci conviene far di tutto per trasformarli in realtà. Come? Con quattro abili mosse:
  1. sognare - non si sogna mai abbastanza! I sogni a occhi aperti rilassano la mente, illuminano i momenti bui, addolciscono le amarezze e stimolano la nostra immaginazione
  2. trasformare i sogni in obiettivi - i sogni sono come palloncini, per non perderli in cielo bisogna legarli a terra con un filo; solo così diventano “nostri”
  3. pianificare - per raggiungere gli obiettivi, facciamoci tante domande: che cosa? chi? quando? dove? come? perché? Poi segniamo le risposte sulle liste delle cose da fare, in agenda e sul calendario
  4. passare dal piano all’azione - un sogno diventa realtà “costruendolo” con azioni concrete: una dopo l’altra, seguendo i passaggi del nostro piano.

È vero, ci vuole impegno, motivazione, costanza; magari ci saranno momenti di sconforto... ma  ricordiamoci che, nonostante le fatiche, le avversità e le sorellastre cattive, Cenerentola ce l’ha fatta!
Certo lei ha l’aiuto della fata madrina, ma noi abbiamo un piano d’azione e tanta determinazione: vale la pena provarci, anche solo per dire e vissero felici e contenti.

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"Ti raccomando di avere cura dei minuti, e le ore avranno cura di se stesse."
Lord Chesterfield
(clicca su uno dei seguenti formati
Per scaricare lo sfondo corrispondente)
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