giovedì 26 ottobre 2017

Le interviste ai PO: Fabiola Di Giov Angelo

Continuo a fare domande ai miei colleghi Professionisti dell'Organizzazione (PO, in breve), perché mi piace scoprire il loro percorso. E perché, magari, anche tu sei già una PO, ma ancora non lo sai.

Come è capitato a Fabiola Di Giov Angelo, oggi Professionista dell'Organizzazione - specializzata (e innamorata) di uso personale del tempo -, socio senior di APOI e addetto stampa di APOI e Organizzare Italia.

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Che lavoro facevi prima di diventare PO?
Ho sempre lavorato nell'ambito della comunicazione, come sociologa prima e come giornalista e addetto stampa poi, attingendo sempre all'organizzazione, la mia salvezza!

Perché hai deciso di diventare PO? Quali motivazioni ti hanno fatto capire che era la strada giusta da percorrere?
L'ho deciso dopo una delusione ricevuta dal mio precedente lavoro, che ho sempre amato, ma che ad un certo punto sembrava non mi corrispondesse più. Ho ascoltato, e non è un caso, un'intervista alla Tv in cui si parlava di professionisti che aiutavano gli altri a migliorare la propria vita utilizzando strumenti organizzativi. Lì c'è stato il colpo di fulmine per il professional organizing, un'attività che, senza saperlo, svolgevo da anni. Ho preso l'iniziativa e ho contattato le persone di riferimento di APOI, dalle quali ho avuto le risposte che cercavo. Mi sono iscritta subito all'Associazione e in poco  tempo ho capito che era la strada giusta: avrei messo a frutto le mie competenze e la mia esperienza riuscendo ad appagare il mio desiderio di essere utile agli altri semplificandogli la vita.

Come sei diventata PO e qual è stato il tuo percorso?
Sono diventata P.O. quando ho conosciuto Sabrina Toscani e i corsi per professional organizer di Organizzare Italia. Infatti, per quanto avessi preso con serietà questa nuova realtà lavorativa niente di più che partecipare ad un corso professionalizzante, a me che sono cresciuta a pane e corsi, sarebbe servito a rafforzare la convinzione. Il corso per professional organizer di sei mesi, molti libri, gli scambi fruttuosi con gli altri P.O. e i primi clienti mi hanno formata. Svolgo questa professione ormai da alcuni anni, ma sono una professional organizer da sempre, da quando sistemavo il ripostiglio a casa dei miei, organizzavo la biblioteca all'Università, l'archivio al lavoro, suggerivo tecniche per riunioni efficaci e veloci in redazione.

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Che cosa ti affascina di più del mondo dell'organizzazione e di che cosa ti occupi principalmente?
Amo la capacità che l'organizzazione ha di essere duttile e mettersi al servizio della persone! Metto a punto con i miei clienti strategie organizzative che mirino a usare bene e con soddisfazione il proprio tempo. Sono fortemente convinta che grazie all'organizzazione si possono migliorare i propri risultati e raggiungere i propri obiettivi qualunque essi siano: di maggior produttività, efficienza, soddisfazione personale, più spazio e tempo per sé. In ogni ambito della propria vita l'organizzazione è fondamentale! Mi rivolgo a quelle persone, che mi capita di incrociare sempre più spesso, che dichiarano di non aver mai tempo di... salvo poi scoprire insieme che bisogna organizzare meglio gli spazi di casa, la propria agenda, imparare a scrivere una lista o a dire di no. La cosa che mi piace molto di questo lavoro è che si utilizzano metodi, strumenti e tecniche ma si attinge molto alla propria capacità di ascolto e di osservazione, a intuito ed empatia, doti imprescindibili per un P.O.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Diciamo che il mio desiderio, verso il quale indirizzo le mie energie, il mio tempo, la mia volontà, è che sempre più persone scoprano l'organizzazione e ne sperimentino i benefici! Per cui apro ufficialmente il cassetto e dico “diffondiamo l'organizzazione!”

mercoledì 25 ottobre 2017

I Ghirigori di Monila. Il riposo

Da poco meno di un mese ho due gattini.
Mangiano, giocano e riposano. Hanno già capito tutto della vita!
Riposano vicini vicini, caldi caldi e se vicino a noi umani fanno fusa sonore.
Guardandoli penso che vorrei riposare come un gatto... o almeno per una volta mi piacerebbe rimpicciolirmi e accoccolarmi a loro vicini vicini, caldi caldi!

Monila


Monila Valsecchi per Paroladordine.org




martedì 24 ottobre 2017

Perché faccio quel che faccio

È da qualche mese che sono irrequieta. Mi sento come una quarantenne che s'accorge all'improvviso di non veder più bene da vicino: una sensazione fastidiosa che impedisce di fare cose semplicissime - tipo leggere le istruzioni di una qualsiasi cosa.

Sono irrequieta perché non riesco più a veder bene da vicino, soprattutto dentro di me. Quando mi chiedo perché ho scelto di diventare una Professionista dell'Organizzazione - dopo esser stata per anni un'archeologa -, faccio fatica a mettere a fuoco la risposta. Fatico a vedere il nesso, anche se so che esiste.

Alcuni miei colleghi arrivano al Professional Organizing da attività simili e per loro è una naturale evoluzione di ciò che già facevano: architetti, archivisti, magazzinieri, commessi, organizzatori di eventi, formatori...
Io ero un'archeologa, scavavo nel terreno per portare alla luce la vera storia di un luogo: com'è stato cambiato dalla natura e dagli esseri umani, com'era in origine e com'è diventato, qual è la sua vera essenza, quali sono le sue risorse e potenzialità. Tutta un'altra cosa.

Forse.

Poi un giorno leggo l'articolo Salvata dal decluttering di Rita Bellati e le sue parole mi hanno fatto capire più che mai perché dall'archeologia sono passata al Professional Organizing.

Per scavare negli oggetti e negli impegni delle persone e riportare alla luce chi davvero sono.

Questa è la mia naturale evoluzione e ne scrivo proprio oggi, il terzo compleanno di Paroladordine, per ricordarmi di fidarmi del mio istinto. Anche se il nord è nascosto, la nostra bussola interiore ci guida sempre.
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giovedì 19 ottobre 2017

Faccende familiari: il fascino dei giorni di pioggia

Amo i giorni di pioggia, perché mi danno l'opportunità di trascorrere le giornate in modo diverso.

Innanzitutto, permettono di apprezzare maggiormente la propria casa e - soprattutto in inverno - di gustarne ancora di più il calore.
Con i bambini, ci si può mettere in soggiorno, costruire una tenda da indiani con una coperta e crogiolarsi davanti al fuoco acceso.
Oppure, mi posso sdraiare sul tappeto a leggere un libro, accanto ai bimbi che fanno un bagno caldo, di quelli pieni di schiuma e che durano un'infinità come piace a loro.

Ma i giorni di pioggia possono essere anche produttivi.
Approfittando del fatto che se la pioggia dura tanto i miei figli si annoiano - passati in rassegna i soliti giochi da fare dentro casa - ci lanciamo in attività sempre divertenti, ma anche utili:
  • si può cucinare insieme un dolce, oppure altre pietanze comode da congelare (ad esempio le lasagne);
  • ci si può dedicare a quei mestieri di casa che si fanno meno frequentemente e che - chissà come mai - i bambini trovano irresistibilmente affascinanti. Ad esempio pulire e riordinare la scarpiera: tirare fuori e poi risistemare tutte quelle scarpe per loro è quasi una festa!
  • il momento è ottimo anche per un bel repulisti. Ci si arma di un paio di scatoloni e li si riempie: uno con i giocattoli rotti da buttare, uno con quelli non più utilizzati da regalare.

Infine, non dimentichiamoci che nessuno ci vieta di uscire comunque! Finché non si tratta di tempesta, è sufficiente indossare l'abbigliamento adeguato per andare a fare una passeggiata.
Sotto la pioggia anche i posti visti e rivisti acquistano un nuovo fascino. Si scoprono nuovi punti di vista, nuovi suoni e nuovi profumi.


paoladordine bambini pioggia

E se lungo la strada ci sono anche le pozzanghere di fango il divertimento è garantito!

Ps: naturalmente, neanche la neve ci ferma...e al rientro è d'obbligo una tazza di cioccolata calda per tutti.


paroladordine bambini neve


martedì 17 ottobre 2017

Una scrivania tutta per me

Ti sembrerà strano, ma non ho una vera scrivania da lavoro tutta per me.
Quando abbiamo progettato gli spazi di casa, ho voluto fortissimamente uno studio al piano terra, in un angolo riparato e tranquillo, che fosse il mio regno.
Per anni lo studio è stata la stanza degli orrori: scatoloni, polvere di cemento e tristezza. Impossibile lavorare in un caos del genere! In quegli anni il divano in soggiorno s'è trasformato nella mia scrivania: comodissimo per il corpo (ma solo in apparenza), scomodissimo per lavorare...

Quando è arrivato il turno di sistemare lo studio, abbiamo utilizzato i mobili residui di casa: due librerie aperte, un grande tavolo da pranzo con le sue sedie e una mensola. Col tempo abbiamo trasformato una libreria in un angolo ufficio con computer fisso, stampante, telefono e una serie di cassetti comodi per la cancelleria. Poi abbiamo aggiunto anche un mobiletto per contenere altri documenti archiviati.

Il grande tavolo doveva essere la mia scrivania: una superficie ampia su cui disporre il computer portatile, libri e documenti di lavoro e un contenitore con penne, evidenziatori e foglietti da ritirare nel mobile a fine giornata. Quando si è rotto il computer portatile, ho iniziato a usare il computer fisso del marito: la superficie su cui poggia, però, è talmente esigua da non riuscire a contenere nemmeno la parola scrivania!
Ora, al posto del portatile uso una tavoletta elettronica: riesco a svolgere la maggior parte del lavoro e riduco al minimo l'utilizzo del computer fisso. Ma continuo a fare la spola dal divano allo studio...

Così non posso andare avanti: voglio che il soggiorno sia dedicato solo allo svago e che lo studio diventi - finalmente - il mio (unico) posto di lavoro.
Per me, infatti, è fondamentale che ogni spazio abbia la sua funzione, senza contaminazioni. Ed è altrettanto importante che l'ambiente di lavoro sia accogliente e riposante.

Lo studio, però, rimane la stanza di casa che meno amo. Per un certo numero di ragioni:
  • non c'è una scrivania degna di questo nome
  • non c'è bellezza
  • non c'è luce
Il sole, infatti, entra prorompente nelle primissime ore del mattino, poi gira dietro la casa dei vicini e non si mostra più fino al giorno dopo. È una stanza buia anche in estate e io ne soffro: a chi piacerebbe passare le ore di lavoro in una grotta?!

Ci ho pensato a lungo e, alla fine, ho risolto un problema dopo l'altro.

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  1. La scrivania
    È vero, non c'è e nello studio non c'è posto per lei. Però c'è sempre il grande tavolo: se lavoro sul lato davanti all'angolo ufficio posso sfruttare entrambe i piani, spostandomi dall'uno all'altro con la sedia girevole. Così è come avere due scrivanie: da una parte la tecnologia, dall'altra l'ampia superficie per scrivere e fare ricerche in comodità. Tra l'altro, la nostra centrale di comando è proprio lì vicino e tutto si fa più comodo.
  2. La luce
    Che cosa succede se tolgo il grosso lampadario nero appeso sopra il tavolo? L'ambiente diventa più luminoso! Al suo posto pende una semplice lampadina a incandescenza (amo la luce calda), resa più "protagonista" con un filo elettrico colorato: è una soluzione semplice, economica, simpatica, visivamente leggera e molto luminosa.
  3. La bellezza
    Per lavorare bene ho bisogno di stare in un ambiente caldo, armonioso e invitante. Mi piacciono i colori di base dello studio (bianco, legno e nero), mi piace la vivacità dei libri, ma manca qualcosa che renda l'ambiente confortevole. Ho puntato su tre aspetti: il colore (un po' di rosa qui e là), le piante e l'ordine.  È un lavoro ancora in corso: non ho le capacità di un arredatore, seguo solo il mio istinto e quel che mi fa sentire bene.
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È bastato davvero poco per voler bene al mio studio: ogni mattina mi accoglie col sorriso e una postazione di lavoro confortevole e su misura per me. Ora, anche lavorare è riposante.

Morale

Non sempre ci piacciono tutti gli spazi di casa o di lavoro. Alcuni ci sono proprio antipatici e non capiamo perché: troppo disordine, troppo buio, troppo freddo, troppo piccolo? Ci sentiamo quasi respinte. In realtà gli spazi sono lo specchio dell'uso che ne facciamo e, in questi casi, riflettono confusione, pigrizia, rinuncia.
Guardiamoli con occhi nuovi e cerchiamo di capire come vorremmo trascorrervi le ore: la trasformazione è già in atto, dentro e fuori di noi. 
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giovedì 12 ottobre 2017

Evento nazionale APOI 2017: presente!

Per me e i miei colleghi Professionisti dell'Organizzazione l'autunno è una stagione di gran fermento: siamo in piena organizzazione dell'evento nazionale APOI!


Il titolo è già un programma: Impara ad organizzarti... divertendoti!
Quest'anno saremo a Torino sabato 11 novembre per diffondere la cultura dell'organizzazione con laboratori interattivi e formativi, divisi in cinque macro-aree:  
  1. alleggerisci e semplifica per dare il giusto valore alle cose
  2. stile di vita per vivere bene il tempo
  3. lavoro e ufficio per lavorare col sorriso
  4. casa organizzata per avere tutto sotto controllo
  5. bambini e famiglia per imparare fin da piccoli le abilità organizzative
Ci sarà anche l'angolo Parla con un P.O. dove potrai chiedere una consulenza personalizzata e gratuita e trovare la soluzione giusta a un problema organizzativo.
A sostenere l'evento nazionale APOI ci saranno, come sempre: Brother, Domopack Living, Organizzare Italia, Studio T e Studio Garattoni&Vaccariello.

Se parteciperai, sarò ben felice di conoscerti!

martedì 10 ottobre 2017

Quel momento della giornata in cui tutto si ferma

Qual è il momento della giornata in cui fai più fatica a lavorare?
Per me è il pomeriggio. Dopo pranzo mi vien sonno e il lavoro da fare "mi fa fatica", ma tanta fatica. Ancor di più ora, con la triade divano-coperta-tè caldo che invitano con fare suadente al riposo assoluto!

Quando sono immersa in un super progetto, una riunione scoppiettante o un intervento dal vivo, il sonno passa in secondo piano e la mia attenzione è tutta protesa a quel che sto facendo.
Se, però, ho un appuntamento di lavoro solo con me stessa, ho qualche difficoltà a rispettare gli orari e tergiverso... Che inizi tardi o in punto, il sonno rallenta il mio cervello e la resa è appena sufficiente. Se poi aggiungi che son pigra di natura...

Allora ho deciso di assecondare il difetto per "fregarlo" e trarne vantaggio. Quando lavoro da casa, invece di stare al computer, ho due alternative:
  1. mi dedico allo studio: comodamente adagiata sul divano e con una musica di sottofondo, rimango concentrata a lungo e senza fatica
  2. se ho delle commissioni da sbrigare in giro, esco di casa e vado in biblioteca: posso scegliere tra tre biblioteche vicine, ciascuna fa orari diversi e tutte insieme coprono ogni pomeriggio; circondata da tutti quei libri, la mia attenzione è alle stelle!

In entrambi i casi unisco l'utile (= lavoro e commissioni) al dilettevole (= comodità del divano e passeggiata dal parcheggio alla biblioteca e viceversa), traggo vantaggio dal difetto, non perdo tempo e continuo a lavorare.

Morale 

Asseconda i tuoi difetti, invece di combatterli: sarà tutto più facile.
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giovedì 5 ottobre 2017

Musica per il riposo

Non è stato facile trovare la canzone giusta per il tema di questo mese. Ninnananne? Inni alla quiete domenicale? Proteste contro il troppo lavoro? Non ci siamo... Desidero qualcosa che sappia sprimere meglio l'alternarsi di euforia e calma tipico delle giornate ottobrine.

Alla fine l'ho trovata: It's, oh, so quiet di Björk. Le note, la voce, le parole e l'interpretazione esprimono molto bene il piacere di saper godere, in egual misura, dei giorni opachi e dei giorni scintillanti!


Se premi il pulsante Spotify, qui a destra, puoi ascoltare tutte le liste musicali degli scorsi anni e la "colonna sonora" del 2017.
Buon ascolto!

martedì 3 ottobre 2017

Meteoropatia o...

Potrei dire di essere meteoropatica, cioè che soffro per ogni cambiamento climatico stagionale, e che temo ottobre perché è un mese in bilico tra giornate ancora serene e calde, e giornate ormai piovose e fredde. Poi, a ottobre torna l'odiosa ora solare (alla fine del mese, ma ci si deve pur preparare, no?) con i suoi pomeriggi corti e bui.

Direi una bugia: non soffro per il buio, né per le piogge, né per il freddo. Non ne vado matta (guidare nella nebbia o camminare sotto la pioggia incessante non mi riempiono di gioia), ma quest'anno ho deciso di viverli come un'opportunità in più di riposo.
Ottobre è appena iniziato e già mi mette addosso una gran voglia di rallentare, fantasticare, avvolgermi in una coperta, riscaldare la tana e prepararmi al letargo.

Quest'anno giuro che non mi lamenterò per le condizioni climatiche: con qualche piccolo aggiustamento le mie giornate procederanno come prima (allenamento, lavoro, casa, famiglia) e, quando farà freddo/pioverà/sarà buio, godrò con più intensità dei momenti di riposo: saranno un'ottima occasione per ricaricare l'energia più in fretta e più a lungo.

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domenica 1 ottobre 2017

Ottobre e il riposo

Ottobre è l'inizio dell'autunno, quello vero, che alterna giornate di sole e colori vivi alle prime (fredde) promesse d'inverno.
Ottobre è: piogge grigie e incessanti, freddo, cambio dell'ora, meno ore di luce, più buio...
Ma è anche: il profumo intenso di uva fragola e osmanto odoroso, le castagne, le zucche, il fuoco che scoppietta nel camino, le coperte all'uncinetto!

Come ogni mese, anche ottobre, ha i suoi pro e contro. Per me è il momento del riposo e delle abitudini che cambiamo per seguire la nuova fase dell'anno e prepararmi all'inverno.

Ti lascio lo sfondo del desktop di ottobre, di un viola profumatissimo.


(clicca su uno dei seguenti formati
Per scaricare lo sfondo corrispondente)
paroladordine-sfondo-ottobre
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