martedì 27 novembre 2018

Segui i tuoi sogni

 Da piccola sognavo di fare l’archeologa, la ballerina di danza classica, la collaudatrice di materassi, l’antropologa, la scrittrice…
  Da ragazza sognavo di girare il mondo, scrivere libri per la scuola, arredare case, scrivere per una rivista, guidare gruppi di turisti, scrivere libri per le scuole…
  Da adulta sogno una vita serena, ricca di esperienze, piena di significato. Che tradotto significa: un lavoro che soddisfi me e le persone per cui lo faccio, un corpo sano, una mente ben funzionante, tanto divertimento da sola, in famiglia e con gli amici.

  Non avere paura di sognare, anzi: concediti ogni tanto qualche sogno a occhi aperti e abbandonati al piacere della fantasia. Sogni mai di vincere un milione di euro e di cosa farne? (In casa nostra capita spesso!) Oppure di lasciare il tuo lavoro per dedicarti a ciò che davvero ami – la famiglia, la pasticceria, la barca a vela, il teatro, la scrittura?

  I tuoi sogni – quelli fatti di giorno, con intenzione e la fantasia a briglia sciolta – sono potenti, per almeno due motivi.
  1. Ti motivano. Il cervello non distingue tra sensazioni provenienti dalla realtà e quelle provocate dall’immaginazione: mentre sogni a occhi aperti, funziona come se stessi vivendo davvero quel che immagini. Si scatena la dopamina, di cui il cervello “è ghiotto” e ne vuole sempre di più: questo è il carburante per mantenere viva la tua motivazione.
  2. Ti guidano. Nei tuoi sogni sono nascosti degli indizi preziosi: indicano verso quale direzione desideri davvero cambiare la tua vita. Perché quel che fai ti piace ma non ti convince più come lo fai. Vuoi uno stile di vita diverso, più in sintonia con i tuoi valori e la tua personalità. 
  Perciò segui i tuoi sogni e trasformali in realtà. Non sai come fare? Di racconto come faccio.
  •   Ascolto il mio istinto. L’istinto è la nostra parte saggia: quando sono indecisa, lui sa già cos’è meglio per me. Si è formato nel tempo, mentre studiavo, ascoltavo, desideravo, lavoravo, scambiavo opinioni, provavo sensazioni, facevo qualsiasi tipo di esperienza… Per dargli retta, però, devo far spazio nella mia mente: smetto di lavorare, cammino, osservo tutto quel che mi circonda e lui si fa vivo.
  • Pianifico un passo alla volta. Trasformare un sogno in obiettivo è come viaggiare: per raggiungere la mia meta, decido quando partire, quanti passi fare e cosa portare con me. Di sicuro una lista di progetto (con le scadenze di tutte le attività, dall’inizio alla fine), un’agenda (per dividere le attività in mesi, settimane e giorni) e un calendario condiviso (con chi collaboro).
  • Mi do da fare. Per me non c’è niente di più bello del vedere un’idea scendere dall’iperuranio e diventare reale e tangibile. Perciò seguo il piano stabilito e realizzo una dopo l’altra le attività segnate in agenda. Senza fretta, seguendo il giusto ritmo: quando sono stanca, mi fermo per recuperare l’energia, per poi riprendere e premiarmi quando supero un traguardo difficile. 

  La cosa incredibile è che nel corso degli anni sono riuscita a realizzare molti dei miei sogni, alcuni per caso, altri perché mi sono impegnata: sono stata archeologa, guida turistica, autrice di storia antica per sussidiari, ho scritto per una rivista, testato materassi, imparato danza classica, studiato antropologia, arredato casa nostra, scrivo per diletto, per lavoro e, presto (spero), per chi ha voglia di leggermi.

paroladordine sogni

martedì 20 novembre 2018

Prima il dovere, poi il piacere

  Ho iniziato a organizzare i miei spazi di casa e di lavoro per risolvere i piccoli problemi quotidiani. Avevo bisogno di sapere dove riporre le cose e dove trovare subito ciò che mi serve, di risparmiare tempo, di pulire senza dover riordinare prima… Insomma, la normale amministrazione di una persona in balia del suo disordine.
  Poi ho capito che l’organizzazione mi regalava molto di più: la possibilità di vivere in un modo diverso, più sereno e spensierato, più ricco di esperienze e di opportunità.

  Ne ho la conferma ogni volta che aiuto qualcuno a organizzare i suoi spazi. “Perché hai deciso di organizzare casa?” chiedo. “Perché non voglio più fare fatica”, “Perché mi piace trovare tutto in ordine”, “Per rendere più accogliente casa”, “Per ospitare amici e parenti con serenità”, “Per permettermi di fare quel che davvero voglio fare”.

  Ogni volta che inizi un percorso di organizzazione personale, pensa al detto Prima il dovere, poi il piacere. Ricordati che non esiste solo il dovere, ma anche e soprattutto il piacere.

Il dovere
  Nella prima fase prendi coscienza dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri di cambiare qualcosa: ti impegni al massimo, cerchi di essere costante, fatichi a mantenere alta la motivazione, resisti alla tentazione di mollare, provi ad acquisire nuove abitudini (per esempio, mettere subito a posto qualcosa dopo averlo usato!), sperimenti il gusto dolce-amaro del decluttering. Quando hai raggiunto l’obiettivo della prima fase, sai che non è finita, perché il tuo lavoro avrà bisogno di una cura costante.

Il piacere
  La seconda fase inizia quando ti accorgi di stare bene: vivi in uno spazio che ti rappresenta, in cui ti senti a tuo agio, coccolata e accolta, ogni oggetto ti racconta qualcosa di piacevole, sei circondata da armonia, un pizzico di bellezza, tutto ha un senso per te. Stai bene e ti rendi conto che tutto l’impegno di prima ti ha portata qui, dove sei ora; ne è valsa la pena, sai di aver preso la decisione giusta per te e la tua vita, di esserti regalata la libertà di provare piacere, divertirti ed essere spensierata.

  Non fermarti al dovere, goditi il piacere. Il fine dell’organizzazione, infatti, è goderti gli spazi, invitare gli amici, organizzare feste, ritirarti nel tuo rifugio privato, stare in famiglia, riposarti, rigenerarti, dar sfogo alla tua creatività.

paroladordine spazio piacere

martedì 13 novembre 2018

Goditi le pause, davvero

Sarà il tempo uggioso, l’umidità fredda che avvolge la casa o il buio che arriva presto; sarà l’inverno dietro l’angolo o tutto questo messo assieme, arrivato quasi all’improvviso; qualsiasi cosa sarà, le mie pause si fanno più intense. E le tue?

  Sono un’osservatrice, mi piace osservare i comportamenti delle persone e capirne le cause. Mi aiuta a conoscermi meglio e a immedesimarmi negli altri. Da quando mi occupo di organizzazione personale non riesco a fare a meno di osservare con attenzione come si comporta la gente nei confronti del tempo, come lo usa, come lo apostrofa, che cosa ne fa.

  C’è chi non riesce a concentrarsi su quel che fa perché i pensieri, le sensazioni, i desideri e le emozioni la distraggono. Pensa già a quel che vuole fare dopo e perde interesse per quel che sta facendo adesso. Non sopporta il clima di queste giornate e tutto va storto. Desidera essere a casa davanti al camino e non vede l’ora del fine settimana. Ha litigato con una persona cara e ancora si sente scombussolata. Vive nel passato, nel futuro o nell’iperuranio e dimentica il presente.

  C’è chi non riesce a concentrarsi su quel che fa perché i colleghi e i familiari la interrompono. Succede spesso e (mal)volentieri a chi condivide l’ufficio e ancor di più a chi lavora da casa. Vuole davvero finire quel compito ma i colleghi chiedono consigli, pareri, propongono un caffè, quattro chiacchiere, consegnano compiti urgenti di cui occuparsi subito. Desidera ardentemente dedicarsi a quell’attività ma le domande (in altre occasioni innocue) dei familiari glielo impediscono: “Solo una cosa… Oh, scusa! Stai lavorando?”. Un continuo singhiozzo temporale.

  C’è chi si concentra al massimo in quel che fa per passione. Lavora assorta per ore intere senza mai interrompersi né alzare lo sguardo da quel che fa. A pranzo mangia un panino in fretta e furia, e non si accorge di che colore è il cielo fuori dalla finestra. Vive profondamente il presente, ma solo un aspetto.

  C’è chi si concentra al massimo in quel che fa per paura di non farcela. Continua a lavorare finché non raggiunge il traguardo che si è imposta, nonostante la stanchezza, gli strapazzi e l’ansia che aumenta a ogni ora. Inizia al mattino e finisce la sera, spesso senza aver finito davvero e con un carico di sensazioni spiacevoli sulle spalle. In bilico tra “oggi” e “domani”, tra “adesso” e “dopo”, senza riposo.

  Se ti riconosci in una di queste persone, ricordati che in ogni caso il cervello si stanca e il tuo lavoro (e la tua energia personale) ne risente. L’ho consigliato mille e una volta: rallenta il ritmo, fermati ogni tanto, smetti di fare e inizia a non fare. Anche solo per pochi minuti, ma concediti una, due, tutte le pause necessarie.
  Usale per rigenerarti: esci dall’ufficio per prendere la tua rivista preferita dal giornalaio in fondo alla strada (10’), spalanca la finestra o esci sul balcone e osserva quel che accade davanti e sotto di te (5’ o 10’),  prepara una tazza di tè, qualche biscotto e il libro che stai leggendo per uno spuntino riposante (15’). Fa’ qualcosa di piacevole e che non coinvolga gli strumenti di lavoro.

  Ti lascio qualche consiglio per goderti davvero le pause:
  • dividi la tua giornata in sessioni di lavoro e decidi quanto tempo dedicare a ciascuna attività; può essere un lasso di tempo di quindici minuti, venticinque oppure cinquanta – dipende dall’attività che stai svolgendo e da quanto è allenata la tua attenzione;
  • programma le pause secondo il ritmo delle tue giornate, almeno una breve ogni ora, due medie al giorno (a metà mattina e metà pomeriggio), una lunga a pranzo:
  • dedicati a qualcosa che ami, ti diverte e ti fa stare bene, perciò stacca del tutto dall’attività che stai svolgendo, senza sensi di colpa, per l'intera durata della tua pausa;
  • vivi intensamente le tue pause e ripeti ogni giorno finché diventa una sana abitudine a cui non poter rinunciare.

  Le pause sono tanto importanti quanto le attività: vivile fino in fondo con intenzione, non perché devi ma perché vuoi.

paroladordine pausa tempo

martedì 6 novembre 2018

Perché mi piace fare quello che faccio

  Ero un’archeologa. In realtà lo sono ancora: sono nata con il “perché?” sempre pronto e non ho mai smesso di cercare le risposte. Non ho mai smesso di voler scoprire i “misteri” dell’umanità e di credere profondamente che la storia, specie quella più antica, quella dei nostri esordi, può insegnarci a vivere.
  Ero anche una guida turistica. Anzi, lo sono ancora: amo raccontare le meraviglie del mio territorio, emozionare chi mi ascolta e condividere le mie scoperte. Non ho mai smesso di progettare e pianificare percorsi, divulgare e appassionare le persone che si affidano alle mie cure.

  Ora mi occupo di organizzazione personale ed è per me una vera vocazione. Aiuto le persone a realizzare lo stile di vita dei loro sogni ed esprimere appieno se stesse in armonia coi tempi e gli spazi quotidiani.


  Mi piace fare quello che faccio…


… perché aiuto le persone a essere libere: ti organizzi e non hai più limiti di spazio e di tempo, azzeri gli affanni quotidiani, gestisci le emergenze con mente lucida, sei libera di scegliere come vivere, di pensare e occuparti delle cose che davvero contano per te.

… perché aiuto le persone a risolve i problemi quotidiani: ti organizzi e trovi la soluzione migliore per te, realizzi grandi cambiamenti procedendo a piccoli passi, ti alleni a superare gli intoppi e le difficoltà, vivi la tua vita in modo diverso, più rilassato, sereno e intenso.

… perché continuo a chiedermi il motivo delle cose e a voler scoprire i “misteri” del comportamento umano: studio sempre qualcosa di nuovo, per esempio com’è fatto il cervello e come funziona, e conoscere le cause mi aiuta a trovare la soluzione migliore.

… perché continuo a raccontare e progettare: condivido con te le mie esperienze, i miei risultati e le mie scoperte, ti racconto com’è cambiata la mia vita e quanta strada ancora desidero percorrere.

… perché sono utile a chi chiede il mio aiuto: ti ascolto, ti coinvolgo, ti accompagno, ti insegno l’organizzazione personale, m’impegno assieme a te per esaudire i tuoi bisogni e i tuoi desideri.


  La cosa più bella? Per me è questa: tutto quello che ho imparato prima dall’archeologia e dal turismo adesso fa parte del mio essere professionista dell’organizzazione, mi dà una spinta in più e mi aiuta ad aiutarti meglio.

paroladordine kanban novembre
"Trova un lavoro che ti piaccia e avrai cinque giorni in più per settimana."
Jackson Brown Jr

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