martedì 24 ottobre 2017

Perché faccio quel che faccio

È da qualche mese che sono irrequieta. Mi sento come una quarantenne che s'accorge all'improvviso di non veder più bene da vicino: una sensazione fastidiosa che impedisce di fare cose semplicissime - tipo leggere le istruzioni di una qualsiasi cosa.

Sono irrequieta perché non riesco più a veder bene da vicino, soprattutto dentro di me. Quando mi chiedo perché ho scelto di diventare una Professionista dell'Organizzazione - dopo esser stata per anni un'archeologa -, faccio fatica a mettere a fuoco la risposta. Fatico a vedere il nesso, anche se so che esiste.

Alcuni miei colleghi arrivano al Professional Organizing da attività simili e per loro è una naturale evoluzione di ciò che già facevano: architetti, archivisti, magazzinieri, commessi, organizzatori di eventi, formatori...
Io ero un'archeologa, scavavo nel terreno per portare alla luce la vera storia di un luogo: com'è stato cambiato dalla natura e dagli esseri umani, com'era in origine e com'è diventato, qual è la sua vera essenza, quali sono le sue risorse e potenzialità. Tutta un'altra cosa.

Forse.

Poi un giorno leggo l'articolo Salvata dal decluttering di Rita Bellati e le sue parole mi hanno fatto capire più che mai perché dall'archeologia sono passata al Professional Organizing.

Per scavare negli oggetti e negli impegni delle persone e riportare alla luce chi davvero sono.

Questa è la mia naturale evoluzione e ne scrivo proprio oggi, il terzo compleanno di Paroladordine, per ricordarmi di fidarmi del mio istinto. Anche se il nord è nascosto, la nostra bussola interiore ci guida sempre.
paroladordine-terzo-compleanno

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