Il mondo dei Professionisti dell'Organizzazione aumenta a vista d'occhio: persone dotate di abilità organizzative - condite con una buona dose di senso pratico - si rendono conto di potersi mettere finalmente a disposizione di chi ha bisogno di aiuto. Arrivano da esperienze diverse, si dedicano all'organizzazione per indole o per necessità, l'hanno sempre fatto (magari inconsapevolmente) oppure iniziano solo in questo momento: ma quando scoprono di essere un PO, non possono più farne a meno.
Con l'intervista di oggi, voglio farti conoscere Irene Novello di Ecco Fatto!, cofondatrice e vicepresidente di APOI.
Ciao, Irene! Sono curiosa di sapere che lavoro facevi prima di diventare PO.
Mi sono laureata in architettura, ma ancora studentessa ho iniziato a lavorare come assistente alla regia di teatro. Dopo quell'esperienza, nel lontano 1998, ho continuato a occuparmi di produzione e (ovviamente) di organizzazione di spettacoli teatrali, concerti, mostre e installazioni, sia in Italia che all'estero. È un lavoro che mi piace molto e che richiede molta passione e attenzione, e che cerco di continuare a fare per alcuni progetti che mi interessano particolarmente.
Perché hai deciso di diventare PO? Quali motivazioni ti hanno fatto capire che era la strada giusta da percorrere?
Diciamo che sono PO nel DNA! Quando ero piccola, alle feste di compleanno eliminavo i regali che non mi piacevano immediatamente! Crescendo, facevo il cambio degli armadi per tutta la famiglia, poi cambiavo la disposizione dei mobili nelle case di amici, organizzavo viaggi e vacanze, traslochi... Era un divertimento più che una mania: non sono mai stata e non sono tutt'ora una fanatica dell'ordine, né alla ricerca della perfezione. Semplicemente, mi piace che le persone siano a loro agio negli spazi dove vivono e lavorano. E mi piace risolvere problemi complessi: ero una campionessa a tetris!
Come sei diventata PO e qual è stato il tuo percorso?
Nel 2009 ero a New York per lavoro e in una libreria ho trovato alcuni libri sull'organizzazione domestica, la mia passione! Sfogliandoli, ho iniziato a capire che qualcuno aveva teorizzato e messo su carta tutte le varie tecniche che già usavo inconsapevolmente: fantastico! Ho chiesto a una persona che lavorava con me e mi ha parlato dei Professional Organizer e della NAPO (National Association of Professional Organizers): mi si è aperto un mondo! Immediatamente ho deciso che avrei fatto questa professione anche in Italia e ho iniziato a raccontare a tutti della mia decisione.
Ho aperto il mio sito Ecco Fatto! e mi sono proposta in questa nuova veste professionale. Parallelamente ho iniziato a studiare (c'è una vasta letteratura sull'argomento, soprattutto in lingua inglese) e a cercare altri PO in Italia. Nel 2013, grazie ad Alessandro Cavallin, ho conosciuto Sabrina Toscani e abiamo deciso di fondare APOI con Silvia Bucci, Chiara Battaglioni, poi Francesca Pansadoro... e oggi siamo più di sessanta in Italia. Non male, no?
Che cosa ti affascina di più del mondo dell'organizzazione e di cosa ti occupi principalmente?
Per me organizzazione vuol dire avere tempo di fare tutto quel che devo e anche tutto quel che voglio. Sono convinta che una persona organizzata sappia cogliere al meglio le opportunità impreviste che la vita riserva; che conviva più serenamente con altre persone sia negli spazi domestici che in quelli di lavoro; che riesca ad avere un rapporto più equilibrato con gli oggetti... Che sia più felice, ecco.
Lavoro spesso con persone che hanno deciso di alleggerire radicalmente i loro spazi, di semplificare la loro vita: insieme ritroviamo il posto giusto per le cose, cancelliamo a una a una le voci della "lista delle cose da fare", semplifichiamo obblighi e incombenze... Sono spesso in situazioni un po' complicate, dove si impiegano molte energie fisiche e - a volte - con una componente emotiva forte: ma i risultati sono sempre di grande soddisfazione.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Sicuramente portare la professione a essere riconosciuta a livello istituzionale per lavorare sia nelle scuole, sia in ambito socio-sanitario creando dei protocolli di intervento a livello regionale e nazionale. Con APOI stiamo già lavorando in quella direzione.
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